La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha preso la decisione di commissionare Uber Italy Srl.
Uber Italy Srl è la filiale italiana del gruppo americano e la decisione è stata presa in particolare per il servizio Uber Eats.
Uber Eats è un servizio di consegne a domicilio e il Tribunale di Milano ha deciso di procedere con il commissariamento per caporalato, in particolare per lo sfruttamento dei rider addetti alle consegne di cibo.
Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf sta portando avanti un’indagine su Uber Italy, coordinata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dal pm Paolo Storari.
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Aggiornamento ottobre 2020: 10 indagati
Aggiorniamo l’articolo perché la procura di Milano ha concluso le indagini su Uber Italy con 10 persone indagate, tra cui Gloria Bresciani, manager.
Secondo l’indagine i rider venivano pagati a cottimo a 3 euro a consegna. Inoltre gli venivano confiscate le eventuali mance.
La maggioranza erano immigrati richiedenti asilo.
Cos’è successo a Uber Italy
Il reato su cui si basa l’accusa riguarda il caporalato, ossia lo sfruttamento dei fattorini, che stando a quanto ricostruito, formalmente non lavorano per Uber.
Lavorano invece per altre due società di intermediazione del settore della logistica. Tra queste, riporta l’Ansa, la Flash Road City.
In particolare è stato contestato il reato previsto dall’articolo 603bis del codice penale, ossia la “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” per la gestione dei fattorini che effettuano consegne di cibo a domicilio per Uber Eats.
L’accusa è pesante visto che, per il Tribunale di Milano, Uber Italy avrebbe utilizzato società di intermediazione di manodopera per sfruttare migranti provenienti da contesti di guerra, richiedenti asilo, oltre che persone che si trovavano in centri di accoglienza o in stato di bisogno.
La risposta di Uber Italy
“Uber Eats ha messo la propria piattaforma a disposizione di utenti, ristoranti e corrieri negli ultimi 4 anni in Italia nel pieno rispetto di tutte le normative locali. Condanniamo ogni forma di caporalato attraverso i nostri servizi in Italia”.
“Inoltre partecipiamo attivamente al dibattito sulle regolamentazioni che crediamo potranno dare al settore del food delivery la sicurezza legale necessaria per prosperare in Italia. Continueremo a lavorare per essere un vero partner di lungo termine in Italia”.
Fonte: ANSA – Repubblica
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