Il settore delle quattro ruote è uno dei più colpiti dalla pandemia di coronavirus, tanto che l’Unrae ha parlato di -85% di vendite a marzo e anche oltreoceano (in Giappone) c’è chi deve chiudere gli stabilimenti, come Toyota.
Ebbene sì, se in Italia e in parte del mondo le case automobilistiche hanno dovuto chiudere i propri stabilimenti per cause di forze maggiore che ormai tutti conosciamo, c’è chi avrebbe potuto continuare a produrre.
E’ il caso del Giappone, che fino ad ora non ha imposta nessuna forma di lockdown, sebbene proprio oggi, dopo i casi in aumento a Tokyo, alcuni privati si sono “auto imposti” la quarantena.
Toyota come altre aziende giapponesi era ancora aperta, ma il crollo della domanda di auto in tutto il mondo ha forzato la chiusura di ben 5 stabilimenti nipponici.
La produzione è sospesa almeno fino al 15 aprile, che in numeri significa 36.000 veicoli in meno in uscita dagli stabilimenti.
Gli impianti che verranno chiusi, per ora, sono quelli di Tsutsumi e Tahara nella prefettura di Aichi Prefecture, nell’arcipelago centrale, le fabbriche di Takaoka e Hamura assieme alla sussidiaria Hino Motors, e l’impianto di Miyata, nella regione a ovest di Fukuoka.
I dipendenti che potranno, usufruiranno delle vacanze retribuite, altri saranno invece assegnati a nuove mansioni durante il periodo di sospensione.
Non solo Giappone e Toyota. Volkswagen, BMW e Mercedes: senza fornitori italiani niente auto
Anche in Germania alcune aziende automobilistiche hanno fermato la produzione. Tra queste ci sono Audi, BMW, Mercedes, Porsche e Volkswagen.
Gli amministratori delegati di Volkswagen, BMW e Mercedes hanno esposto il problema al Governo.
Un problema serio, perché sebbene le case di auto in Germania siano chiuse anche per arginare il coronavirus, l’altro grande problema è che una ripartenza non è plausibile ad ora.
Il motivo? Le fabbriche che realizzano la componentistica sono a loro volta in quarantena, e molta di questa viene prodotta proprio in Italia.
Molti fornitori di auto sono inoltre aziende molto piccole e che rischiano di fallire perché non sono in grado di resistere ad uno schock produttivo così prolungato ed esteso.
Come scrive Motor1, “Reuters dichiara che una fonte interna al Gruppo Volkswagen abbia confermato l’impossibilità di far ripartire le fabbriche in Germania fino a che le aziende in Italia e Spagna che garantiscono l’approvvigionamento rimarranno chiuse“.
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