Il successo di Space X, la compagnia di Elon Musk che oggi ha fatto decollare e poi riatterrare con successo il suo terzo razzo, spedendo nello spazio i rifornimenti diretti alla Stazione Spaziale Internazionale, è fuori discussione.
Obiettivi della compagnia
Gli obiettivi dell’azienda sono ben noti ed includono il progetto di creare la prima navetta spaziale privata a poter giungere alla Stazione Spaziale e quello di far arrivare gli astronauti su Marte per dare il via all’espansione della razza umana sugli altri pianeti.
Ma in pochi sanno che gli sforzi della compagnia sono diretti, parallelamente a come accade oggi per gli aeroplani, a trovare un modo per riutilizzare completamente e velocemente le componenti dei razzi, con l’obiettivo di ridurre a un centesimo del costo attuale le spese di accesso allo spazio.
Il costo di un Falcon 9 è paragonabile a quello di un Jumbo Jet. Le compagnie aeree però non buttano via un mezzo di questo tipo dopo un solo viaggio, per cui è giusto mettere in evidenza come il grosso del costo di una missione spaziale di questo tipo sia rappresentato proprio dal costo di produzione del razzo stesso. Ed è proprio questo che, secondo Musk, ci separa da una vera e propria rivoluzione del settore dei viaggi dello spazio.
Ecco limpida quindi la principale differenza tra la maggior parte dei razzi e quelli prodotti da SpaceX: mentre i primi sono disegnati per disintegrarsi al contatto con l’atmosfera al loro rientro i Falcon 9 (ed allo stesso modo i Falcon Heavy, altro prodotto di punta dell’azienda) non solo sono progettati per resistere alla collisione ma anche per atterrare in un luogo prestabilito (generalmente delle piattaforme sull’oceano), addirittura in verticale. In particolare il recupero della parte iniziale delle navette rappresenta elemento fondante di tutto il programma ed è su questo che si concentrano i più grandi sforzi della compagnia.
La soluzione giusta, a piccoli passi
Dalla sua nascita SpaceX ha compiuto diversi passi avanti verso il suo obiettivo. Questo è giustificato dal duro lavoro di progettazione degli ingegneri e dallo studio dei dati raccolti durante i primi tentativi fallimentari di recupero, nei mesi di Gennaio ed Aprile 2015, che hanno permesso di iniziare a marcare la linea di confine che Musk immagina.
Le soluzioni più importanti sviluppate dagli ingegneri sono state diverse: prima fra tutte la presenza di carburante extra sul razzo per permettere, durante il rientro e una volta lanciato il suo carico nello spazio, di riaccendere diverse volte i motori del Falcon 9 per poterne rallentare la velocità in discesa; Un secondo accorgimento è stato l’introduzione di piccole ali ripiegabili chiamate “grid fins” necessarie come timone per direzionare il Falcon durante il rientro; Sono poi stati studiati dei propulsori a gas utilizzati per invertire la direzione della navetta a spedizione compiuta e per finire delle vere e proprie gambe di atterraggio che si aprono prima del contatto con il suolo. Tutti questi sistemi sono totalmente automatizzati, pur essendo programmati dai tecnici in base ai dati raccolti dai precedenti esperimenti.
Sul canale Youtube della stessa SpaceX potete trovare tutti i video che immortalano quest’ultima straordinaria impresa! Che dire, quando ambizione e rivoluzione si incontrano non possiamo che restare a guardare gli sviluppi di questo connubio ed incrociare le dita! E tu inizierai a risparmiare per le vacanze su Marte? Io ho già preparato le valigie!
Reply