Smart Home e il rischio di diventare schiavi di un marchio

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Il 20 settembre Amazon ha presentato una serie di prodotti dedicati alla smart home comandabili con la voce e integrati in Amazon Alexa, ossia l’assistente vocale di Amazon.

Si tratta di prese smart, microonde e persino un orologio classico da muro al quale è possibile parlare. Sì, un orologio. Da muro. Come quello che avete in cucina. E anche il microonde vi capisce e vi imposta il timer, se glielo chiedete.

I dispositivi dedicati alla Smart Home sono ormai tantissimi.

Tuttavia le piattaforme che stanno avendo la meglio su tutte le altre sono sostanzialmente tre:

  • Apple Homekit (assistente Siri)
  • Google Home (assistente Google Assistant)
  • Amazon Echo (assistente Alexa)

Dal club è rimasta incredibilmente fuori un’azienda che ormai non sembra più riuscire a tenere il passo delle novità: Microsoft. Cortana è probabilmente uno dei migliori assistenti vocali presenti oggi, peccato che manchi tutto il contorno, essenziale in questi casi.

Non siamo qui però per parlarvi di questo. Il tema centrale è proprio che nel mercato sono solo tre le aziende che stanno cercando di avere più clienti possibili. Tutto il resto è formato da nicchie e persone con un minimo di capacità informatiche che riescono a crearsi un sistema autonomo.

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Da sinistra verso destra: Apple HomePod, Google Home, Amazon Echo. Tutti e tre sono accessori da aggiungere alla nostra casa per comandare i nostri dispositivi smart e non solo.

Smart Home: diventeremo tutti schiavi di 3 marchi?

La questione è proprio questa. Immaginate un futuro in cui, ognuno di noi, avrà in casa determinati prodotti smart. Sicuramente non sceglierete di comprare quello più conveniente, ma solo quello che vi sarà più comodo.

Già, perché se siete utenti Android, probabilmente sceglierete Google Home. Se siete utenti Apple, andrete su Apple Homekit. Se invece amate l’ecosistema Amazon, andrete di Amazon Echo.

Una volta che avrete fatto la vostra scelta e investito i vostri soldi su questi prodotti, vi sarete chiusi e legati a quel determinato marchio. Non potrete cambiare se non “buttando via” altri soldi per comprare altri dispositivi e rinnovare il “parco macchine”.

La questione è semplice: i prodotti Amazon Echo sono compatibili solo tra di loro, idem quelli di Google Home e Apple Homekit. Non pensate di acquistare il microonde Amazon e comandarlo da Apple Casa o Google Home, impensabile, almeno per ora purtroppo.

Se le cose non cambieranno saremo quindi legati ad un marchio preciso, uno di questi tre probabilmente. Non esiste uno standard nella domotica, purtroppo, e questa cosa è gravissima.

Immaginate un futuro non troppo lontano in cui, per esempio, avrete in casa tutti dispositivi Apple Home. iPad, Apple TV, iPhone, Mac. Tutti dispositivi da migliaia di Euro che comandano altri dispositivi domotici installati in casa. Tapparelle, prese smart, lavatrici, condizionatore.

Servirebbe una sorta di consorzio per definire uno standard per la domotica

Tutto bello ma a quel punto l’azienda madre saprà bene che quei clienti sono fidelizzati e potrà fare il brutto e cattivo tempo decidendo di aumentare il prezzo dei suoi prodotti liberamente.

Quel determinato cliente è infatti ormai “chiuso” nel suo ecosistema smart e molto difficilmente cambierà nel breve o medio periodo.

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Il microonde di Amazon… sì, d’ora in poi potrete parlare al vostro microonde, non scherzo!

Una sorta di oligopolio dove il bene è omogeneo, le aziende sono tre ma ognuna ha una sua fetta di mercato precisa. Avviene già oggi con gli smartphone e i PC, dove pochissime (due, Apple e Google) aziende si spartiscono il mercato software. Noi però oggi siamo più liberi di scegliere, ma cosa faremo quando arriveremo al punto di essere quasi costretti a scegliere un determinato prodotto?

Per ora il problema non c’è, ma è chiaro che servirebbe una sorta di consorzio per definire uno standard per la domotica, come è stato fatto a suo tempo, per esempio, con altri supporti o formati di uso comune (VHS, DVD, MP3, USB, microUSB, ecc).

Una soluzione ci sarebbe…

La soluzione esiste e si chiama, tanto per cambiare, open source. GitHub e Google sono i nostri amici in questo caso per cercare tutti i vari modi per “programmare” al meglio il nostro mondo domotico.

Certo, c’è bisogno di più tempo, ma una soluzione casalinga, cablata o meno ma funzionante in locale, è chiaramente più sicura e libera di una delle soluzioni offerta dalle multinazionali. Il tutto ad un costo irrisorio pari a quello di un Raspberry (ve ne ho parlato qui).

I sistemi integrati e già funzionanti restano comunque un ottimo sistema, ma vanno usati con criterio. Cercate sempre di non utilizzare un solo sistema o comunque di fare in modo di acquistare prodotti, specialmente quelli più costosi, che siano compatibili con più sistemi (a volte infatti si trovano prodotti compatibili con tutti e tre i sistemi, ma va fatta attenzione in fase di acquisto).

Io stesso utilizzo il sistema di Xiaomi dedicato alla smart home (Mi Home) perché accessibile a tutti e ben funzionante, integrato a sua volta con Google Home (tramite Yeelight). Ho utilizzato anche le Philips Hue che sono compatibili con tutti i sistemi domotici (qui la mia recensione e qui vi spiego come le ho integrate con Apple Homekit).

Se infine vi interessa la domotica (smart home) fatecelo sapere nei commenti. Per tutto il resto: Stintup Domotica.

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