Qualche mese fa mi era arrivata una e-mail da Toge Production riguardante un gioco che mi ha subito incuriosita: Rage in Peace. Mi ispirava la grafica, mi ispirava il fatto che la testa del protagonista fosse un marshmellow e fortunatamente, all’interno della mail, era disponibile un link per poter giocare una demo. Curiosa di provare il gioco nella sua interezza, un paio di settimane fa, me l’hanno mandato e fra poco vi darò le mie impressioni.
Iniziamo dal principio: Rage in Peace è un indie platform sviluppato da Rolling Glory Jam ed edito da Toge Production, pubblicato il giorno 8 novembre. Creato dal team indonesiano per il contest Indies vs PewDiePie del 2014, è poi stato modificato e rielaborato per farlo crescere e farlo diventare ciò che noi oggi potremo giocare. La base di questo gioco è il Try & Error, proverete talmente tante volte certi passaggi che riuscirete alla fine a farli quasi ad occhi chiusi… ma non andiamo ad anticipare.
La storia non sarà innovativa, ma è stata studiata con grande cura: il nostro protagonista è Timmy Malinu, un giovane impiegato di 27 anni, che ha una vita estremamente routinaria, praticamente noiosa, ma a lui va bene così. Un giorno, mentre sta andando a lavoro incontra la Morte (insomma, siamo anche nel mese giusto!) che gli annuncia che quel giorno morirà per decapitazione. A questa notizia Timmy reagisce tutto sommato bene, insomma, prima o poi morire tocca a tutti, il suo unico problema è che così non potrà realizzare il suo desiderio: morire a casa sua, nel suo pigiama, in tutta tranquillità e senza particolari melodrammi. Al sentire questo particolare desiderio, la Morte decide di aiutarlo a realizzarlo: insomma Timmy deve morire entro quel giorno, ma il come non è specificato. Così comincia la nostra avventura verso casa, in modo da morire in santa pace.
Come ho accennato all’inizio, la parte fondamentale di questo gioco è il Try & Error: imparare dai propri errori sarà fondamentale. Mentre percorreremo il livello incontreremo trappole mortali di ogni tipo come spuntoni di ghiaccio che escono dal pavimento, alberi che crollano, teste di Moai che sfrecciano su skateboard e chi più ne ha più ne metta. Questi ostacoli ci uccideranno al primo colpo, ma soprattutto non sono assolutamente prevedibili. Dovremo essere quindi abili a memorizzare bene in che punto del percorso si trova l’ostacolo o che segnale sonoro precede la sua comparsa, così da poterlo evitare e procedere con la nostra avventura. Effettivamente potrebbe sembrare frustrante, ma a mio avviso, è necessario prestare un minimo di attenzione in più, così da evitare errori che possono costarci la testa.
Diverse parti compongono un livello ed ogni livello ha un’ambientazione caratteristica, che nel complesso sa raccontare una storia. La grafica 2D è piacevole e colorata, ma ancor meglio è la scelta del comparto audio. Ad ogni inizio di nuova canzone, comparirà titolo e nome della band in basso a sinistra. E’ possibile, inoltre, acquistare la OST su Steam.
Il gameplay risulta alquanto fluido, avendo davvero una gamma limitata di azioni: potremmo infatti spostarci a destra o sinistra, fare salto singolo o doppio.. e il repertorio si è praticamente esaurito così. Oltre al gioco in sé è interessante esplorare anche il menu, o meglio, una sorta di diario che riassume tutti i diversi ostacoli incontrati, gli achievement collezionati, il numero di morti, e tanto altro. Personalmente mi sono trovata a giocarlo molto meglio con gamepad che non con tastiera. Spesso i movimenti richiedono grande precisione e con le levette analogiche devo dire di aver subìto meno decessi.
Complessivamente quindi possiamo dire che è un buon gioco, divertente ma profondo, che vale il suo prezzo dal momento che ci regala 6 ore circa di intrattenimento, poi ovviamente il tempo varia di molto a seconda della nostra bravura. Una volta finito un livello è poi possibile rigiocarlo, così da ottenere tutti gli achievement (auguri).
Il gioco è disponibile solo in inglese, ma è abbastanza comprensibile.
E’ disponibile su Nintendo Switch. Maggiori info QUI.
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