Come posso fare una recensione del mio nuovo e fedele Fitbit Charge 2, senza prima raccontarvi quella che è stata la mia avventura attraverso il mondo degli indossabili? Qui, voglio inaugurare questa rubrica chiamata “#CompagnoDiViaggio” con un’analisi del perché ho rinunciato agli smartwatch e preferito una soluzione simile nell’aspetto ma non negli intenti.
Il mercato degli activity tracker è stato protagonista, nell’ultimo biennio, di un espansione smisurata. Una categoria di prodotti particolare, a metà strada tra contapassi e smartwatch;
Degli ibridi, ricchi di pregi ma anche di difetti.
Perché abbiamo bisogno di monitorare la nostra attività?
Sebbene ad un primo sguardo questi prodotti sembrerebbero essere studiati per gli agonisti, vista la specificità delle soluzioni proposte dai colossi del settore, é chiaro che l’interesse crescente per la cura del proprio corpo esplosa nell’ultima decade, ed in particolare per quello che riguarda linea ed alimentazione, abbia portato alla conseguenza che sempre un maggior numero di persone valuta l’acquisto di un rilevatore del movimento, in modo da avere chiaro quello che è il proprio livello di moto giornaliero e di conseguenza è in grado di regolare tutta una serie di elementi che contribuiscono allo stato di benessere, come, ad esempio, regolare alimentazione ed allenamento.
Non giustificando questo utilizzo amatoriale né l’acquisto di uno smartwatch (in quanto ingombranti, energivori o scomodi) né di soluzioni ben più costose, adatte perlopiù a professionisti, ecco che i tracker hanno trovato terreno fertile per la propria nascita e crescita.
Personalmente penso che l’utilizzo di questi braccialetti funga da ‘motivatore’ per il raggiungimento dei propri obiettivi, soprattutto se combinato ad una buona dieta studiata da uno specialista. Come avere un piccolo folletto che ogni tanto ti dice: “Ehi! Vai avanti Così, stai facendo bene! Non mollare, stai per raggiungere il tuo obiettivo!”
Il mercato oggi diviso tra soluzioni estremamente economiche, offerte principalmente dalle più grandi case cinesi, e soluzioni ben più costose di marchi blasonati e ben pubblicizzati che, pur essendo contraddistinti da costi alti, offrono prodotti ben distinti tra loro, a seconda del tipo di utilizzo che l’utente intende farne, che vantano tra loro differenze di prezzi sensibili.
Avendo a cuore la mia salute ed essendomi posto l’obiettivo di perdere peso ormai parecchi anni fa mi sono incuriosito sin dalla nascita di questa ‘tecnologia da polso’ e subito mi son trovato di fronte ad un bivio. Smartwatch o Activity tracker? I primi (diventati oggi prodotti stand-alone che non necessariamente necessitano di uno Smartphone per l’utilizzo) si proponevano come miniaturizzazione di un telefono (o meglio di un media center, in grado ad esempio di riprodurre immagini o musica), con funzioni pressoché simili e, come per gli Smartphone, con finalità prettamente ludiche e multimediali; I secondi, evoluzione dei contapassi, erano mirati all’ambito salutistico e al “tenere traccia” dell’attività fisica. Viste le premesse sui miei obiettivi la strada da prendere al bivio mi fu abbastanza chiara, vista anche l’eccessiva acerbità del mercato degli smartwatch che tutt’oggi non hanno ancora raggiunto il loro pieno potenziali. Quando le soluzioni iniziali, parecchio costose, furono soppiantate da soluzioni economiche quali il Miband della Xiaomi, l’unico forse che al prezzo a cui fu proposto all’uscita offriva un Applicazione di interfaccia intuitiva e che funzionava davvero bene, lo presi e non me ne separai fino all’uscita del modello di seconda generazione, lo Xiaomi Miband 2 che ho tenuto, come il fratello minore, veramente a lungo.
Non voglio qui dilungarmi sulle soluzioni perfezionate, che non vogliono essere oggetto di questo articolo, rappresentando le esigenze di una fetta di consumatori che mirano ad un utilizzo più vicino ad un contapassi che ad un monitor completo dello stato di salute, quali lo Xiaomi 1S di cui trovate una recensione proprio su questo sito.
La Smartband
Ed ecco che spunta fuori lui, il Fitbit Charge 2, che ad un prezzo compreso tra i 130 e i 160 euro offre (a mio parere) il giusto compromesso tra costo, funzionalità, autonomia e praticità di utilizzo. All’inizio, devo ammettere, ero piuttosto scettico; Perché spendere una somma così alta per una band quando esistono alternative che costano molto meno? Cosa hanno le soluzioni economiche sopra citate da invidiare a questo brand?
Forse proprio il fatto di non essere economiche e, quindi, di non scendere a compromessi.
Lui è un activity tracker, non vuole essere uno smartwatch (come soluzioni della stessa casa Fitbit o di marchi ugualmente famosi), e nella sua categoria non pecca di nulla. La Band di per sé è leggerissima, la costruzione ineccepibile, viene venduto con un cinturino in silicone (sostituibile con soluzioni aftermarket) dalla trama molto piacevole e che vanta l’enorme pregio di non sporcarsi mai e di essere facilmente lavabile. Anche dopo due mesi di utilizzo non accenna a perdere colore o mostrare segni di cedimento, contrariamente al MiBand 2 che dopo solo un mese sembrava avesse già almeno un anno.
A giustificarne il prezzo il piccolo display OLED, visibile sotto ogni condizione di luce, che ci permette di utilizzare la nostra band anche senza avere in mano lo Smartphone ed in particolare ho trovato comodissima la possibilità di poterlo utilizzare come orologio, essendo integrati tanti quadranti diversi mirati proprio all’attività fisica, dalle più semplici (con solo l’ora in evidenza) alle più dense, che permettono di tenere sotto controllo a colpo d’occhio frequenza, passi e distanza dall’obiettivo.
Il display stravolge quella che è la concezione dell’activity tracker per cui, anche se le funzioni rimangono invariate rispetto a soluzioni senza display (con un Miband 1s potremmo ricavare gli stessi identici dati che fornisce il mio Charge 2, spendendo circa 120 euro in meno) l’intuitività e la praticità di poter avere sempre sotto controllo quelle che sono le informazioni che io voglio monitorare con l’acquisto di un prodotto di questo tipo giustificano, a mio avviso, vanno a distanziare questi due prodotti a tal punto di creare una categoria nella categoria.
Funzionalità
La misurazione del sonno tiene frequentemente sotto controllo anche l’attività cardiaca con il risultato di essere molto più precisa rispetto ad una valutazione del solo movimento. Nel mio utilizzo quotidiano non ha mai sbagliato un colpo. Inoltre la sveglia, sebbene mutuata da altre band dato che inizialmente i primi prodotti Fitbit non la prevedevano; Ha una bella vibrazione, potente e decisa, e può essere comoda per chi, ad esempio, ha bisogno di svegliarsi senza svegliare anche il partner.
Il sensore del battito lavora molto bene, è di tipo always-on e dopo un mese di utilizzo è in grado di dare informazioni extra molto precise quali il mio battito a riposo o la mia frequenza brucia-grassi. La frequenza, inclusa quella a riposo e la brucia-grassi, è consultabile direttamente dall’indossabile mentre per visualizzare il grafico dell’attività cardiaca è necessario utilizzare l’App dedicata.
L’Applicazione “Fitbit”
La comunicazione tra lo Smartphone e questo gioiellino è forse il punto chiave di questa recensione, in quanto è l’applicazione che fa la differenza rispetto alle altre soluzioni sul mercato. Innanzitutto è ricca, ricchissima, di funzioni. Riesce comunque a rimanere intuitiva e di facile consultazione. Quando utilizzavo una Band Xiaomi avevo bisogno di altre Applicazioni per monitorare la mia attività a 360 gradi, ad esempio un monitor per la corsa ( Runkeeper) e un diario alimentare (Lifesum) e la cosa oltre ad inficiare la durata della batteria del mio telefonino era anche poco intuitiva; Inoltre avevo bisogno di installare anche l’Applicazione Google Fit per fare da ponte tra le varie app e farle comunicare tra loro. Veramente scomodo, ma funzionava, e chi cerca una soluzione più economica potrebbe comunque optare per questo compromesso.
Col mio nuovo #CompagnoDiViaggio niente di tutto questo!
L’Applicazione Fitbit dispone infatti di un diario alimentare integrato nell’App e, impostando manualmente alcuni parametri (quali altezza, peso ed obiettivo passi) automaticamente combina il consumo energetico metabolico a quello dell’attività fisica (il rilevamento è automatico per la maggior parte delle attività, ma è possibile avviarle anche manualmente) dandoci un idea, in combinazione alla compilazione del diario alimentare, di cosa possiamo o no permetterci di mangiare se vogliamo stare in linea con il nostro obiettivo.
L’App non è particolarmente energivora e personalmente non ho avuto problemi di battery drain con la sincronizzazione attiva 24/24. Molto comodo anche il promemoria per l’acqua, che invia notifiche quando non si assume acqua da troppo tempo oltre a tenerne un registro.
Se state valutando l’acquisto ma desiderate prima provare l’App tenete conto che quasi tutte le funzioni sono utilizzabili, attivando MobileTrack, anche senza possedere un activity tracker della casa californiana;
Tenete però contro che non avrete alcuna informazione sul battito cardiaco e che, utilizzando l’App il sensore di movimento del cellulare per stimare i passi, i dati ottenuti potrebbero non essere affidabili.
Le notifiche funzionano alla perfezione, ma sono limitate ai soli messaggi e alle chiamate, utilizzando parecchio iMessage per dispositivi iOS mi son trovato bene fin da subito, ma gli assidui utilizzatori di Whatsapp e simili potrebbero trovare la funzione di notifica superflua.
Insomma, il grosso vantaggio del possedere un Fitbit è che non viene venduto il singolo braccialetto ma un pacchetto completo che include un prodotto dalla qualità costruttiva e generale impeccabile (e questo non è valido solo per il singolo Charge 2 che rappresenta la mia scelta personale ma per tutti i prodotti di questa famiglia), un Applicazione ben fatta, veloce e ricca di funzioni, un Servizio Clienti in Italiano e come ciliegina sulla torta la Garanzia Europa sul prodotto che ci consente di far durare il più a lungo possibile il nostro investimento.
Tutte le soluzioni Fitbit possono essere confrontate direttamente sul sito del produttore.
E voi, utilizzate un activity tracker? Qual’è il vostro #CompagnoDiViaggio? Fatemelo sapere nei commenti.
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