Ci sono paesi come l’Italia in cui il tasso di letalità per coronavirus è altissimo rispetto alla media, mentre in Germania è l’esatto opposto: analizziamo il perché di questa differenza con un confronto tra paesi.
Prima di tutto andiamo a vedere i tassi di mortalità a confronto tra i vari paesi. I dati sono aggiornati al 25 marzo 2020 (abbiamo aggiunto anche i dati aggiornati al 5 aprile 2020 confrontandoli con i precedenti).
Prendete i dati con le pinze, ogni Paese ha un approccio diverso nel dichiarare i decessi e i contagi.
Inoltre ci sono paesi in cui il virus è attualmente al picco, chi l’ha superato e chi ancora ha appena iniziato la curva. Per questo potrebbe essere troppo presto per questo tipo di confronto tra paesi.
La definizione “tasso di mortalità” è quella correntemente utilizzata ma in realtà quella corretta quando si calcola la percentuale in riferimento ai contagiati (e non al totale della popolazione) sarebbe “tasso di letalità“. In fondo all’articolo una spiegazione dettagliata a riguardo.
Le differenze non ci sono solo tra singoli stati ma anche all’interno di essi. Per esempio abbiamo parlato anche noi dell’alto tasso di letalità in Lombardia rispetto alle altre regioni italiane.
Tasso di Letalità per coronavirus a confronto tra i vari paesi
Paesi (top 10) | Contagiati | Morti | % |
---|---|---|---|
Cina | 81.591 | 3.281 | 4.02 |
Italia | 69.176 | 6.820 | 9.86 |
USA | 53.740 | 706 | 1.31 |
Spagna | 39.885 | 2.808 | 7.04 |
Germania | 32.986 | 157 | 0.48 |
Iran | 24.811 | 1.934 | 7.79 |
Francia | 22.622 | 1.102 | 4.87 |
Svizzera | 9.877 | 122 | 1.24 |
Totale mondo | 417.966 | 18.615 | 4.45 |
Con un tasso di mortalità a livello mondiale pari (attualmente) al 4,45% (ripeto, prendete tutto questo con le pinze e giusto per fare un po’ di statistica spicciola) è chiaro che i dati dell’Italia e della Germania sono estremi.
Il problema è che uno è estremo in senso positivo nonostante sia al quinto posto in classifica per contagi (Germania, con lo 0,48%) e uno in senso negativo (Italia, con un 9,86%).
Dopo oltre dieci giorni (al 5 aprile 2020) la situazione è cambiata in questo modo:
Paesi (top 10) | Contagiati | Morti | % |
---|---|---|---|
USA | 321.762 | 9.132 | 2.84 |
Spagna | 130.759 | 12.418 | 9.50 |
Italia | 124.632 | 15.362 | 12.32 |
Germania | 97.351 | 1.479 | 1.52 |
Francia | 90.863 | 7.574 | 8.34 |
Cina | 82.602 | 3.333 | 4.04 |
Iran | 58.226 | 3.603 | 6.19 |
UK | 48.388 | 4.942 | 10.21 |
Turchia | 23.934 | 501 | 2.09 |
Svizzera | 21.100 | 685 | 3.25 |
Totale mondo | 1.237.420 | 67.260 | 5.44 |
La situazione è cambiata sotto diversi punti di visti, sebbene le differenze tra stati (europei inclusi) sia ancora rilevante:
- in linea generale intasi di letalità è aumentato per tutti rispetto ai 10 giorni prima, Germania inclusa
- il balzo della Francia è importante
- la Germania vede salire di molto i contagi, ma il tasso rimane ancora basso rispetto al resto del mondo
- il tasso di letalità nel mondo è passato da 4.45% a 5.44%
Dopo due mesi esatti (al 26 maggio 2020) la situazione è cambiata in questo modo:
Paesi con coronavirus COVID-19 (Top 10) | Contagiati | Morti | % |
---|---|---|---|
USA | 1.669.040+ | 98.371+ | 5,8 |
Brasile | 374.898+ | 23.473+ | 6,3 |
Russia | 362.342+ | 3.807+ | 1,1 |
UK | 266.590+ | 37.130+ | 13,9 |
Spagna | 236.259+ | 27.117+ | 11,5 |
Italia | 230.555+ | 32.877+ | 14,3 |
Francia | 183.067+ | 28.460+ | 15,5 |
Germania | 180.802+ | 8.347+ | 4,6 |
Turchia | 157.814+ | 4.369+ | 2,8 |
India | 150.600+ | 4.307+ | 2,9 |
Totale nel mondo | 5.500.000+ | 340.000+ | 6,2 |
La situazione a due mesi di distanza è mutata notevolmente, tanto che il tasso di letalità è aumentato in tutto il mondo, la Francia ha superato l’Italia e la Germania comincia ad avvicinarsi alle altre Nazioni.
Perché questa differenza di mortalità tra Italia e Germania?
Per rispondere a questa domanda ci siamo serviti del Corriere che ha analizzato brevemente la situazione del Paese tedesco (link in fonte) e dell’intervista di Ricciardi al The Telegraph (link in fonte).
Nonostante l’Italia si trovi con un “vantaggio” di diversi giorni, parliamo comunque di un dato troppo differente per non essere preso in considerazione.
Il professor Hans-Georg Kräusslich, capo del Dipartimento di Virologia al Policlinico di Heidelberg, invita tutti alla cautela: “Probabilmente nelle prossime settimane vedremo un aumento anche del tasso di fatalità” (riferendosi alla situazione tedesca).
Eppure ci dovrà essere un motivo in questo discostamento. Eccone alcuni:
- età
- modalità in cui il paziente viene dichiarato morto per coronavirus
- sanità locale Vs sanità nazionale
- numero di test
- capacità di assorbimento del sistema ospedaliero
- perché così tanti morti in Nord Italia?
- l’ISPI chiarisce alcuni dubbi (aggiornato al 27 marzo)
Età media dei contagiati
L’età media dei contagiati in Germania è pari a 47 anni. E’ chiaro ormai a tutti che i pazienti più giovani hanno più possibilità di sopravvivenza rispetto agli anziani.
Anche il quotidiano inglese The Telegraph, in un’intervista a Walter Ricciardi, sottolinea come la differenza tra Germania e Italia sia proprio l’età media.
L’Italia è il secondo Paese al mondo per anzianità. La media dei pazienti italiani è pari a 67 anni.
La Cina, ad esempio, ha un’età media dei pazienti simile a quella tedesca: 46 anni.
Modalità in cui il paziente viene dichiarato morto per coronavirus
Sempre Ricciardi sottolinea che “Il modo in cui registriamo le morti nel nostro Paese (Italia, ndr) è molto generoso, nel senso che tutte le persone che muoiono negli ospedali con il coronavirus sono ritenute morte per il coronavirus”.
E continua che “Una rivalutazione da parte dell’ISS, mostra come solo il 12% dei deceduti hanno mostrato cause di morte connesse direttamente con il coronavirus, mentre l’88% ha almeno una patologia pre-esistente che ha influito (molti ne avevano due o tre)”. Come mostra in effetti anche il report da noi pubblicato.
Attenzione che questo non significa affatto che il Covid-19 non abbia contribuito alla morte del paziente, anzi. Significa che in Italia gran parte delle persone decedute avevano patologie anche gravi.
Numero di test
In Germania il numero di test settimanali viaggia intorno alle 500mila unità. In Italia si è molto lontani e ci si è avvicinati a questo numero solo contando il totale di test fatti da inizio epidemia.
La Germania ha cominciato dunque ad intervenire molto prima, quando la pandemia in territorio tedesco non era ancora avanzata.
Capacità di assorbimento del sistema ospedaliero
Si tratta di un punto cruciale.
Il sistema ospedaliero tedesco dispone di 28 mila stazioni di terapia intensiva, il che significa 33 ogni 100 mila abitanti.
Questo dato va capito se messo in confronto con quello degli altri paesi europei. E’ infatti:
- 4 volte più della Francia
- quasi 5 più dell’Italia
La Germania inoltre sta allestendo altri 10 mila posti per la rianimazione e ha già cominciato ad accettare pazienti positivi da coronavirus sia dalla Francia che dall’Italia.
Da non sottovalutare inoltre la grande disponibilità di ventilatori per la respirazione artificiale: 25 mila sono già operativi, ma il governo tedesco ne ha già ordinati altri 10 mila ad un produttore locale.
Sanità locale Vs Sanità nazionale
Martin McKee, professore di sanità pubblica europea alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, crede che la differenza tra Italia e Germania sia dovuta anche alla differenza del sistema sanitario tedesco.
In Germania infatti il sistema sanitario è organizzato più a livello locale, e questo potrebbe causare una raccolta dei dati meno precisa e soprattutto più lenta e problematica.
Perché così tanti morti in Nord Italia
Sempre secondo il Telegraph potrebbero esserci altre ragioni dell’alta mortalità in Italia, specialmente al Nord (Lombardia in primis):
- alto tasso di inquinamento (ve ne avevamo parlato qui anche noi): attenzione che non si parla di diffusione ma di problemi respiratori che lo smog causa alle persone già di per sé
- ospedali oltre la capacità massima
- alto tasso di mortalità tra operatori sanitari (doppio rispetto a quello della Cina)
L’ISPI chiarisce alcuni dubbi
L’Istituto per gli studi di politica internazionale ha pubblicato in data 27 marzo 2020 un report che cerca di chiarire in modo più scientifico le differenze tra i vari paesi e regioni italiane.
La differenza, come anche evidenziato in questo articolo qualche giorno fa, riguarda soprattutto il numero di tamponi effettuati. ISPI infatti stima che le persone attualmente positive in Italia superino il mezzo milione, portando il tasso di letalità all’1,14%, in linea con quello mondiale stimato dall’OMS.
Inoltre l’IPSI sottolinea la differenza tra tasso di mortalità e tasso di letalità, facendo un semplice esempio. In un Paese con 100 abitanti ci sono 10 contagiati e 5 morti:
- il tasso di letalità sarà del 50%
- il tasso di mortalità sarà solo del 5%
C’è poi la differenza tra tasso di letalità apparente e tasso di letalità plausibile. Durante l’epidemia l’unico modo per verificare il totale dei contagiati sono i tamponi, e non è possibile farli a tutta la popolazione.
Questo lo vediamo in maniera più evidente leggendo il rapporto ISPI riguardante le regioni italiani. Ci sono regioni italiane con un tassi d letalità basso simile a quello tedesco, altre con un tasso altissimo.
La motivazione è che ci sono regioni che stanno facendo il tampone a tutti, comprese le persone asintomatiche, come il Veneto, mentre altre lo fanno solo ai casi più gravi, come la Lombardia (anche se oggi il presidente della regione Fontana ha chiarito che saranno fatti anche a chi ha solo un sintomo).
Ed ecco che, come spiegato da ISPI, “il Veneto, con le sue politiche di test diffuso, presenta un rapporto di positivi per tampone del 10%, mentre al contrario la Lombardia o le Marche hanno tassi vicini al 40%”.
Fonti: Johns Hopkins – Corriere – The Telegraph – ISPI
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