E’ effettivamente passata più di qualche settimana da quando Application Systems Heidelberg (Unforeseen Incidents) mi ha contattata per giocare la loro nuova avventura, sviluppata da Grundislav Games: Lamplight City. Uscito il 13 settembre, ha subito riscosso pareri positivi grazie alla sua tinta dark che richiama (volutamente) gli scenari e le storie di Edgar Allan Poe e Charles Dickens.
La storia prende inizio in New Bretagne, una colonia francese situata in un’America alternativa, nel XIX secolo, periodo caratterizzato dall’industrializzazione e quindi dall’avvento delle macchine, che danno al gioco un’aria molto steampunk. Il nostro protagonista è Miles Fordham, un detective di polizia che, insieme alla sua spalla Bill, deve risolvere un caso di apparente furto di fiori; o meglio, il fantomatico ladro prende questi fiori, lasciando però il corrispettivo denaro sul bancone. Durante la caccia al malvivente qualcosa andrà storto, ma, nonostante ciò succeda proprio all’inizio, rimaniamo fedeli alla politica del “no spoiler” e vi lasciamo scoprirlo da soli (anche se probabilmente già sapete tutto).
Come già accennato in precedenza Lamplight City è un’avventura grafica punta e clicca a tema poliziesco, che ci chiederà di aguzzare i nostri istinti da detective per trovare le giuste soluzioni ai misteri proposti. L’avventura è articolata in cinque casi da risolvere, correlati in qualche modo tra di loro. Una volta assegnatoci il caso, dovremmo iniziare a cercare indizi, parlare con conoscenti di vittime o sospettati e potenziali testimoni, esplorare ogni singolo anfratto per essere sicuri di non dimenticarci nulla. Ciò che ho apprezzato molto di questa avventura è il dover affrontare le conseguenze delle nostre scelte. Durante le indagini saremo tenuti ad effettuare alcune scelte che andranno a ripercuotersi sullo svolgimento dei casi successivi, per esempio potremmo inimicarci un personaggio importante per la risoluzione di un omicidio. Nel caso in cui durante un’indagine non dovessimo riuscire a risolvere il mistero o dovessimo accusare la persona sbagliata, non dovremo ricominciarlo da capo, ma come appena detto, ne dovremmo “semplicemente” accettare le conseguenze. Ad ogni modo, più errori di valutazione faremo, peggiore sarà la strada (e il finale) che dovremo percorrere.
Il gameplay è quindi molto semplice, anche grazie alla scelta di non introdurre un vero e proprio inventario, ma solo il casebook, ovvero un libro che raccoglierà tutto il necessario per proseguire con le nostre indagini. Al suo interno vi troveremo un breve riassunto del caso, gli obiettivi, eventuali note, prove e testimonianze e un riassunto su quali siano i principali indiziati. La scelta di non fornire un inventario con cui andare ad interagire, va a togliere una buona parte di ragionamento che si dovrebbe fare per capire cosa usare, quando usarlo e come, ma d’altro canto, questa semplificazione rende Lamplight City un gioco destinato ad un pubblico più ampio. Anche la scelta di indicare precisamente i luoghi d’interesse ha reso il tutto più snello: quando dobbiamo spostarci da una parte all’altra della città, basterà aprire la mappa e cliccare sul luogo in cui dobbiamo e vogliamo andare, che sarà ben segnalato sulla mappa. Non dovremmo quindi perdere ore di gioco per cercare di capire dove andare e fare i vagabondi per la New Bretagne.
Graficamente, Lamplight City dimostra grande coerenza con la storia raccontata, regalandoci la (soprattutto ultimamente) tanto amata pixel art caratterizzata da colori tendenzialmente cupi e spenti, noir come la storia che ci viene raccontata. Ho apprezzato le ambientazioni, ricche di dettagli, come i quadri fedelmente ricreati e l’ampio numero di oggetti coi quali si può interagire (e che possono portare fuori strada). Nonostante la pixel art di questo gioco mi abbia veramente affascinata, ciò che ho amato maggiormente è il doppiaggio. La caratterizzazione dei personaggi si sposa a meraviglia con la scelta delle voci che appaiono tutt’altro che piatte. Non particolarmente degne di nota sono invece le musiche, che tendono ad essere ripetitive e monotone, passando in secondo piano. Nonostante ciò non si possono però definire fastidiose. Per quanto riguarda i suoni di scena, siamo ad un 7.5: appaiono leggermente artificiosi, eppure ben fatti, soprattutto nel caso di suoni che hanno a che fare con l’acqua e libri/fogli.
Lamplight City è quindi un ottimo gioco sia per i neofiti delle avventure punta e clicca, essendo relativamente facile e mai frustrante, sia per coloro appassionati del genere, grazie alla sua storia ricca di mistero, riferimenti storici, ma dal sapore tutto nuovo. Lamplight City, ci terrà compagnia per un tempo che va dalle 6 alle 12 ore, e, per il prezzo che ha, è assolutamente consigliato!
Se come me siete amanti dei retroscena, non perdetevi i bonus disponibili nelle impostazioni, in cui troverete i “bloopers” e “concept art”. Dateci un’occhio che ne vale la pena!
ATTENZIONE: il gioco è disponibile solo in lingua inglese o tedesca.
Reply