I nutrizionisti sono a conoscenza che “sei quello che mangi” non è solo un’espressione. Studi recenti dimostrano che quello che ingeriamo influenza non solo noi ma anche i nostri figli e i nostri nipoti.
Questo inverno Nestlé ha convocato degli esperti molto stimati operanti nel campo della salute umana ed animale per parlare sul futuro della scienza della nutrizione. Sul tema è emersa la stretta correlazione tra le abitudini alimentari e lo stile di vita e l’impatto epigenetico sulla salute. L’epigenetica è la scienza che studia come i segnali biologici e ambientali influenzano l’espressione genica. Piuttosto che cambiare il DNA, i segnali epigenetici possono apportare cambiamenti sul numero di gruppi metilici attaccati ad un gene, rendendolo attivo o inattivo. La dieta di ogni individuo è una fonte importante di segnali epigenetici e gli scienziati stanno investigando come le abitudini alimentari possono modificare l’espressione genica sugli individui e sulla prole. Conoscere questa relazione potrebbe aiutare i ricercatori a identificare gli elementi nutrizionali che possono prevenire o trattare disturbi quali l’obesità, il diabete, il cancro e l’Alzheimer.
Al Centro Ricerca Nestlé a Losanna, in Svizzera, lavorano più di 550 tra scienziati, ricercatori e tecnici per portare avanti la tecnologia e la scienza dietro il business globale di Nestlé. Questo include ovviamente anche l’esplorazione della relazione che intercorre tra l’alimentazione e la salute dell’uomo.
“L’epigenetica sta diventando sempre più un tassello fondamentale di questo lavoro”, dice Irma Silva-Zolezzi, Capo del Dipartimento per la Nutrizione Materna al Centro Ricerca Nestlé. “È di fondamentale importanza capire il ruolo della nutrizione nella salute legata ai rapporti di discendenza, in particolar modo quelli tra madre e figlio”, continua. L’epigenetica influenza la differenziazione cellulare e delinea come le cellule si comporteranno a lungo termine, rendendo fondamentale la comprensione di come la nutrizione durante la gravidanza può influenzare più di una generazione.
Studi epidemiologici mostrano come determinate esposizioni abbiano condizionato la salute di specifiche popolazioni nel tempo, e proprio in relazione al rapporto madre-figlio. Un famoso esempio è l’Inverno della fame Olandese. Nel 1944 una carestia sconvolse i Paesi Bassi costringendo gli abitanti – incluse le donne incinta – a vivere consumando tra le 400 e le 800 calorie al giorno. Quando gli scienziati successivamente studiarono le bambine concepite, in grembo o nate durante questo periodo notarono elevati tassi di obesità, profili lipidici alterati e disturbi cardiovascolari durante l’età adulta.
Per capire meglio come l’epigenetica può influenzare lo sviluppo di soluzioni alimentari per donne in attesa o in allattamento, Nestlé sancì un accordo nel 2011 con il Consorzio per la Ricerca Epigenetica Globale. Il gruppo comprende l’Università di Southampton, l’Istituto di Scienze Cliniche di Singapore e l’Università di Auckland. Questa intesa si focalizza sullo studio di come l’alimentazione e lo stile di vita delle donne in attesa possono influenzare i geni del concepito e il suo sviluppo. Nel 2015 questo Consorzio, abbreviato in EpiGen e il Centro Ricerca Nestlé hanno pubblicato uno studio sul giornale mBio sul quale i ricercatori hanno scoperto che le dinamiche dei batteri intestinali possono influenzare il grasso corporeo dell’individuo negli anni a venire.
Recentemente, EpiGen ha avviato una sperimentazione clinica volta a dimostrare se l’assunzione di nutrienti prima del concepimento e durante la gravidanza può aiutare a mantenere stabile il metabolismo del glucosio nelle madri. Come spiega Silva-Zolezzi, i livelli di glucosio nel sangue delle madri può essere particolarmente alto anche prima del diabete gestazionale che viene generalmente diagnosticato attorno alle 28 settimane di gravidanza. Questo può influenzare sia la madre che il feto, in quanto aumenta il rischio di disfunzioni metaboliche, quali il diabete in forma grave, durante la crescita. Modificando l’alimentazione nelle prime settimane di gravidanza, o addirittura prima del concepimento, si potrebbe fermare o rallentare questo processo.
Nestlé ed EpiGen non sono ovviamente gli unici gruppi che indagano sull’influenza epigenetica dell’alimentazione. In uno studio condotto dal Centro di Ricerca Tedesco per la Salute Ambientale, pubblicato in Nature Genetics nel 2016, dei topi geneticamente identici nutriti con una dieta contenente molti grassi erano maggiormente predisposti a generare prole obesa con scompensi glicemici e segni evidenti di diabete grave. Ma gli scompensi glicemici non sono gli unici elementi analizzati in questi studi: L’Università di Medicina di Montreal stà indagando sull’epigenetica come base di diversi disturbi, inclusa la depressione e il morbo d’Alzheimer, pubblicando anche uno studio sulla connessione tra le infezioni contratte in gravidanza da dei topi e il rischio di disordini neurologici nella loro prole.
“La nutrizione, l’attività fisica e i fattori ambientali sono solo dei tasselli del puzzle che compone il rischio di ogni singolo individuo di sviluppare particolari disturbi” dice Silva-Zolezzi. “Ma più lavoriamo sodo e più risposte troveremo su come possiamo migliorare la nostra salute”.
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