Il 24 marzo scorso vi abbiamo raccontato come l’India avesse messo in atto il lockdown più grande al mondo, rinchiudendo in casa oltre 1,3 miliardi di persone, e ora vi raccontiamo come procede e un curioso fatto: l’Himalaya è tornata a mostrarsi.
Un giorno dopo, il 25, la saggista e attivista indiana Arundhati Roy racconta al Financial Times di essersi trovata davanti ad una scena capace di entrare nei libri di storia.
Centinaia di migliaia di lavoratori pendolari lasciavano Delhi, a piedi, per raggiungere le loro case percorrendo oltre 100 km di distanza. Un esodo d’altri tempi.
Se ci basiamo sui dati ufficiali e condivisi attraverso l’OMS e la Johns Jopkins University, ad oggi 10 aprile 2020 l’India avrebbe 6.725 contagiati e 229 decessi dichiarati.
Numeri sicuramente lontani dalla realtà, per alcuni semplici ma importanti motivi:
- il primo caso di Covid-19 in India risale al 30 gennaio e fino al 24 marzo il governo non ha preso alcuna misura precauzionale
- i test erano stati fatti solo nelle zone più urbanizzate vicino agli aeroporti perché si credeva che il virus non circolasse all’interno del Paese
- le zone rurali (molto popolate) non hanno strutture ospedaliere adeguate e non sono in grado di effettuare i test (ad oggi)
- la quarantena non ha e non potrà mai avere reale efficacia in India per diversi motivi:
- molti lavoratori sono irregolari e migrano dalle campagne alle città
- per contenere l’esodo e l’epidemia lo stato dell’Uttar Pradesh aveva messo a disposizione 1000 autobus (dicendo sostanzialmente addio al distanziamento sociale)
- lo stato, resosi conto del problema, ha dirottato una parte di questi bus in zone create ad hoc, una specie di lazzaretto
- nel Paese 100 milioni di persone vivono negli slum, zone dove intere famiglie condividono alloggi di circa 6 metri quadrati, senza rete idrica né sistema fognario
- la quarantena è praticata essenzialmente dai soli cittadini ricchi o al massimo dalla classe media
- lavarsi le mani in India è un grosso problema, visto che l’acqua è insalubre o avvelenata e una della cause principali di mortalità sono proprio le malattie dovute alla scarsa qualità dell’acqua
- l’80% delle famiglie nelle aree rurali non ha accesso garantito all’acqua corrente e salubre
- la sanità pubblica e gratuita c’è al di sotto della soglia di povertà, ma in realtà la maggior parte del settore ha subìto un processo di privatizzazione nel tempo e solo la classe medio-alta indiana può permettersela
Grazie al lockdown torna a vedersi l’Himalaya in India
Per la prima volta dopo 30 anni alcuni cittadini indiani hanno dichiarato di vedere le cime dell’Himalaya dalle loro città.
Il lockdown del 24 marzo 2020 ha comportato una notevole diminuzione delle emissioni di polveri sottili nei cieli, così come nel resto del mondo (Pianura Padana, Cina, Europa).
Questo ha comportato dei cieli più puliti, come confermato anche dal Central Pollution Control Board indiano. Il report ha mostrato un netto calo in ben 85 città indiane.
Il rapporto AQI (Indice di Qualità dell’Aria) aveva mostrato un valore pari a 115 tra il 16 e il 24 marzo 2020. Indice calato a 75 dopo i primi 21 giorni di lockdown.
Decine e decine di indiani hanno postato sui social le foto dell’Himalaya, cosa per loro incredibile visto che non accadeva come suddetto da 30 anni o più. Tanto che alcuni di loro hanno dichiarato di non averle mai viste prima d’ora.
Fonte: Università Ca’ Foscari – ABC
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