L’hater è un essere spregevole, gobbo e brufoloso, che vive nelle caverne…l’hater è Gollum!
“Ma Gollum non è brufoloso”, ma “Gollum non vive nelle caverne”, ma ma ma…ok! State calmi, l’importante è che stiate calmi. Perché è così che si diventa hater…scherzo, in realtà volevo solo attirare l’attenzione, saltate al paragrafo successivo.
Da quando Internet è “diventato social” (più o meno dopo qualche anno dalla nascita di Facebook, il 2009 direi che è perfetto) è nato, o meglio si è diffuso, un essere a noi tutti sconosciuto. Non era nemmeno leggenda e neanche mito, non esisteva proprio in realtà. Questo strano essere in gergo viene chiamato “hater”. Un termine inglese importato anche nel (ex) Bel Paese.
[quote align=’right’]Signore e signori, in questo caso siamo davanti all’eccellenza del degrado virtuale[/quote]
Eh sì, giacché i troll stanno via via perdendo il loro scettro (ma in realtà erano troppo capibili e finti sin da subito), gli hater ormai fanno parte dell’intero web. Non c’è posto dove non ce ne sia uno infiltrato nelle viscere dei codici html. Il problema è che mentre il troll sa di esserlo (e solitamente si stanca), l’hater non lo sa. Ebbene sì signori, l’hater non ha la benché minima idea che esistano quelli della sua specie.
In parole povere, l’hater è quello che in genere ce l’ha con il mondo. Sì perché se a prima vista vi potrà sembrare che ce l’abbia con voi direttamente, in realtà non è così. Lui si sente il “dio della tastiera”. Scrive tutto ciò che gli passa per la testa, odia tutto e tutti perché solo e soltanto lui “sa la vera verità” (no, non l’ho scritto, è un effetto ottico).
Però questo è niente in confronto all’”hater complottista”. Signore e signori, in questo caso siamo davanti all’eccellenza del degrado virtuale. Lui non si limita ad odiare; questo goffo personaggio davanti ai suoi occhi vede solo e soltanto tre cose: le scie chimiche, gli illuminati e (questa è la novità assoluta) i Rockefeller.
Ma chi è l’hater? Chi c’è dietro realmente? Negli ultimi mesi ci ho pensato molto di trovare una risposta a questa domanda. Pensateci bene a com’era Facebook (e non solo lui) fino a qualche anno fa. I primi anni gli unici utenti iscritti erano per lo più ragazzini. Insomma quelli che all’epoca (2008-2009) frequentavano le superiori o l’università. Vi ricordate cosa si faceva? C’è chi scriveva le “note”, chi postava qualche foto (pochi inizialmente, dato che si doveva prendere la digitale, scaricare le immagini sul pc e poi caricarle) e chi postava poemi sulla propria vita raccontando un po’ di tutto; tanto alla fine nessuno andava a rompergli le balle, anche perché al massimo lo si faceva in classe il giorno dopo.
Oggi no. Oggi in Facebook ci sono milioni e milioni di persone iscritte e attive giornalmente. Oggi su Facebook ci sono adulti e bambini, perfino qualche anziano. “Ma che c’entra tutto questo?”, vi starete chiedendo. C’entra eccome, signori miei. Oggi nessuno può permettersi di dire la sua che subito arriverà quella persona che non vedete dal 1980 (o meglio, non avete mai visto in vita vostra) che vorrà dire la sua. Il problema è che non lo farà come la regola del buon costume indicherebbe di fare. Vi attaccherà, perché dietro al monitor non pensa ci sia un’altra persona. Probabilmente dal vivo, quella stessa persona, se ne sarebbe andata o addirittura vi avrebbe dato ragione.
[quote align=’left’]Potrete avere anche una laurea in fisica quantistica, ma non riuscirete mai a toglierli la convinzione che le auto possano funzionare anche ad acqua[/quote]
Ecco quindi chi sono gli hater: un buon 80% (ad essere ottimisti) sono persone di mezza età (o comunque oltre i 40 anni) che hanno fatto da poco il loro ingresso nel mondo di internet; ma soprattutto hanno scoperto il mondo dei social network da troppo poco tempo. Queste persone prendono alla lettera tutto ciò che gli viene detto. L’evoluzione a “hater complottista” avviene quando tutto ciò che ha appreso nel web lo comincia a raccontare, magari aprendosi una pagina tutta sua. Potrete avere anche una laurea in fisica quantistica, ma non riuscirete mai a toglierli la convinzione che le auto possano funzionare anche ad acqua e che gli inventori sono stati uccisi (questa la dovevo scrivere, l’ho letta qualche giorno fa proprio su Facebook in una discussione “da pop corn”).
Il restante 20% è invece così di natura, per quelli non c’è niente da fare, il destino gli ha riservato una vita subdola, da passare dietro ad un monitor.
In conclusione, non prendetevela con queste persone. Magari nel futuro, in un nuovo mondo virtuale, lo diverremo anche noi. Scherzo.
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