Giappone, 2 miliardi a disposizione per rimpatriare le aziende dalla Cina

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In molti pensano che il coronavirus cambierà il mondo che conosciamo, ma cosa c’entra questo con il fatto che il Giappone metta a disposizione quasi 2 miliardi di euro per chi rimpatria le aziende dalla Cina?

Centra eccome, e ve lo spiego brevemente. Il mondo come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi era basato su una cosa: la globalizzazione.

Una parola che a tanti ha fatto paura ma alla quale piano piano ci siamo abituati, approfittandone anche come consumatori e viaggiatori.

Una parola alla quale però potremmo nuovamente tornare a discostarci, visto che una pandemia come quella causata dal nuovo coronavirus (COVID-19) sta portando ad una diminuzione dei viaggi intercontinentali e ad un ritorno delle aziende in patria.

E ha già portato i vari Stati a valutare quanto la situazione attuale stia pesando a livello globale e non solo nazionale, proprio per il fatto che, anche se l’emergenza in un Paese non è presente, le aziende potrebbero subirne le ripercussioni in ogni caso.

Ne abbiamo parlato anche noi, citando proprio il caso Toyota, che è stata costretta a chiudere gli impianti in Giappone per scarsità di domanda e per il fatto che i fornitori fossero chiusi, stesso problema per i costruttori di auto tedeschi, che subiscono la chiusura dei fornitori italiani.

Lo sa bene il Giappone che, citando IlSole24Ore, “ha deciso di mettere a disposizione rilevanti risorse pubbliche per facilitare il ritorno in patria di produzioni manifatturiere che le aziende nipponiche avevano trasferito in Cina“.

Il Giappone però non si limiterà a questo, visto che il premier giapponese Shinzo Abe ha anche l’intenzione di finanziare in parte gli spostamenti di produzione dalla Cina ad altri paesi.

Il senso? Diversificare la supply chain delle imprese giapponesi, rendendole meno dipendenti da un singolo Paese, ossia la Cina.

La manovra Giapponese

Si tratta di una somma presente negli oltre 108mila miliardi di yen (oltre 900 miliardi di euro) della maximanovra del governo giapponese per far fronte all’emergenza, di questi:

  • circa 220 miliardi di yen (1,85 miliardi di euro) per le aziende manifatturiere che si renderanno meno dipendenti dalle loro attività in Cina, rilocalizzando almeno una parte della produzione
  • altri 23,5 miliardi di yen per chi trasferirà produzioni in Paesi terzi

Secondo NHK i finanziamenti andranno a coprire i 2/3 dei costi per lo spostamento al di fuori dalla Cina per le aziende piccole e medie (PMI), e fino al 50% dei costi per le grandi imprese.

Inoltre la copertura sarà maggiore per le aziende che producono prodotti essenziali, come mascherine, ventilatori e materiale sanitario in genere.

Per questo genere di prodotti infatti le piccole aziende avrebbero una copertura dei costi di rientro pari a 3/4 del totale. Le aziende più grandi riceverebbero una copertura fino a 2/3.

Anche altri Paesi potrebbero seguire la linea del Giappone e spostare la produzione dalla Cina

Questa pandemia “ha messo in evidenza i rischi di una eccessiva dipendenza da un singolo Paese nelle catene produttive del valore“.

Il Giappone si è già mostrato interessato attivamente in questo processo, visto che in un sondaggio della Tokyo Shoko Research “più di un terzo di 2.600 imprese nipponiche sta pensando a diversificare la base dei fornitori“, cercando di ridurre la dipendenza dai fornitori presenti in Cina.

Gli altri Paesi potrebbero seguire a ruota, visti i problemi che abbiamo avuto modo di affrontare negli ultimi mesi con aziende di spessore.

E’ stato il caso di Apple, che era arrivata a limitare nel proprio negozio online gli acquisti, impostando la regola di due acquisti di iPhone massimo per acquirente, proprio per possibili problemi di scorte quando le fabbriche cinesi erano chiuse.

L’intera filiera industriale è infatti attualmente ancorata e totalmente dipendente dai fornitori cinesi. Questa pandemia cambierà le cose?

A questa domanda possiamo già rispondere di sì viste le notizie che arrivano dal Giappone, anche se è tutto da vedere quali saranno i reali effetti una volta conclusa l’emergenza.

Fonte: NHKIlSole24Ore

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