Vi abbiamo parlato circa un mese fa di come Apple avesse ammesso di aver rallentato i vecchi iPhone che avevano una batteria non proprio in salute. Nello scorso articolo avevamo già scritto di come fossero partite le prime class action contro l’azienda di cupertino negli States. Oggi arriva la prima notizia anche dall’Europa.
Alla giustizia francese sembra non essere piaciuta per niente la spiegazione e le motivazioni di Apple. Anche perché molti di questi dispositivi che hanno subito i rallentamenti non erano assolutamente vecchi. (Vi rientrano infatti anche gli iPhone 7, usciti a settembre 2016, neanche un anno e mezzo fa).
Il 5 gennaio scorso la procura di Parigi ha quindi deciso di aprire l’indagine contro Apple per “truffa” e “obsolescenza programmata”. L’indagine, secondo quanto riportato dall’Ansa, “fa seguito a una denuncia presentata la settimana scorsa dall’Associazione ‘Halte à l’obsolescence programmée (Hop)”, “presentata il 27 dicembre, in cui si accusava Apple di ridurre volontariamente le prestazioni e la durata dei suoi smartphone attraverso il suo sistema di aggiornamenti” (come cita Repubblica).
Ma perché proprio in Francia?
Non è un caso che proprio la Francia sia stata la prima a fare questo passo. Nel Paese è infatti in vigore una legge, datata 1 luglio 2016 che prende il nome dall’ex ministro socialista Benoit Hamon, che fa diventare reato proprio questa pratica (di obsolescenza programmata).
Se Apple dovesse essere condannata si potrebbe arrivare a pene più o meno severe. Nel dettaglio, fino a due anni di carcere e un’ammenda da 300 mila euro al 5 per cento del volume di affari dell’azienda ritenuta colpevole.
Parola quindi alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Nanterre che accerterà o meno se il colosso di Cupertino abbia realmente utilizzato delle tecniche per ridurre volontariamente la durata di un prodotto (iPhone in questo caso), con il solo scopo di aumentarne le vendite.
E in Italia?
Nel nostro Paese non è in vigore alcuna legge riguardante questa tematica. Dunque non vediamo alcuna possibilità di simili azioni legali in Italia.
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