Il DNA potrebbe essere la soluzione di tutti i problemi di memoria.

Il mondo continua giorno dopo a giorno a produrre così tanti dati che i supporti di memoria oggi conosciuti potrebbero non riuscire a stare al passo. Alcuni studiosi hanno dunque iniziato a guardare al DNA come possibile supporto per la memorizzazione viste alcune sue proprietà.

Yaniv Erlich e Dina Zielinski hanno dimostrato il pieno potenziale del DNA e la sua affidabilità nel mantenere i dati. I ricercatori hanno scritto sei file (un intero sistema operativo, un film, un virus informatico, una gift-card amazon, una foto e uno studio completo di Claude Shennon) all’interno di 72’000 filamenti di DNA, ciascuno lungo 200 basi. Successivamente hanno sequenziato questi filamenti per recuperare i dati e usato un software per convertire il codice genetico in binario.

2017 03 DNA Storage
Yaniv Erlich e Dina Zielinski. New York Genome Center

Tutti i file sono stati recuperati senza errori. Da un intervista rilasciata dal ricercatore Erlich a ResearchGate possiamo capire come lo studioso pensi che questo sia il futuro dei supporti di memorizzazione. Erlich dice che mentre l’umanità negli ultimi 5 anni ha incrementato il quantitativo di dati prodotti esponenzialmente le tecnologie di memorizzazione non hanno invece compiuto alcun passo avanti e questo costringe l’umanità a cercare e tentare nuovi approcci per la memorizzazione dei dati.

Ma come sono riusciti a portare a termine questa straordinaria missione? Erlich ci dice che inizialmente hanno mappato i bit dei file in nucleotidi ed in seguito hanno sintetizzato questi nucleotidi. Per recuperare i dati, hanno sequenziato le molecole. Per impacchettare le informazioni invece è stata utilizzata una strategia che vede fondere la programmazione con concetti strettamente matematici, in questo modo sono stati in grado di ottenere pacchetti bene ottimizzati ed è stata proprio quest’ultima parte ad aver rappresentato l’aspetto più impegnativo dello studio.

Il DNA è stato scelto come veicolo dei dati visti diversi i diversi vantaggi che è in grado di fornire: è molto più piccolo dei supporti tradizionali, infatti sempre in questo stesso studio è stato dimostrato che si può raggiungere una densità di circa 215 Petabyte per grammo di DNA! Inoltre il DNA è in grado di resistere al deterioramento per più di 100 anni mentre i supporti tradizionali hanno durata ben inferiore: basta provare ad utilizzare delle audiocassette di 20 anni fa per notare che alcune sono già diventate inutilizzabili.

Lo studioso ci ricorda che il DNA esiste da circa 3 miliardi di anni quindi è presumibile che l’umanità non dimenticherà facilmente come leggere queste molecole e se lo farà probabilmente avremo problemi ben più seri dei supporti di memoria.

Continuando, Erlich ci dice però che questo tipo di tecnologia non sarà disponibile al pubblico prima di una decina d’anni. Lo studio di questa tecnologia è ancora all’inizio, maNovi Elisa/shutterstock è positivo nel dire che anche ai supporti magnetici sono serviti diversi anni di sviluppo prima di diventare utili. Nel frattempo si intravedono già sviluppi che vedono la possibilità di usare la biologia molecolare a supporto dell’informatica.

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