Ormai ne parlano tutti. Il contatto Marquez – Rossi della scorsa domenica in MotoGP ha solamente riaperto quella ferita del lontano (mica tanto) 2015. Poco da fare, il passato non si cancella facilmente, né per una parte né per l’altra. Oggi io non sono qui a scrivere un articolo di parte (anche se potrei benissimo farlo visto che siamo nella sezione Editoriali).
Oggi vi voglio dire semplicemente la mia su ciò che ho visto domenica scorsa. Sono cresciuto con Rossi, è vero, come d’altronde hanno fatto tutti quelli della mia età. Mi emozionavo a vedere le battaglie in 250, quelle in MotoGP con Biaggi, Gibernau e Stoner. Sì, sono uno dei (pochi, in Italia) che pagherebbe per rivedere Stoner in pista con una Ducati, magari quella attuale.
E poi arriviamo ai giorni nostri. Se i tempi di Rossi e Lorenzo sembrano essere finiti (anzi, diciamo sospesi), ormai si parla solo di Marquez (ma anche di un Dovizioso che non ti aspetti). Marc è un fenomeno, probabilmente uno dei motociclisti più forti di tutti i tempi. Nessuno può nascondere che domenica scorsa fosse il più forte in pista ma soprattutto l’unico tra i big che ha avuto le pa**e di darci del gas senza pensare troppo alla classifica e ai punti del mondiale.
Ed ecco che arriviamo al problema. In un solo weekend non si contano gli “errori” che il fenomeno spagnolo ha commesso. Se guardiamo alla sola gara, gli elementi più eclatanti sono ben tre.
1. Una partenza al limite del ridicolo, con moto che si spegne prima della partenza e pilota che “si dimentica all’improvviso del regolamento” e decide comunque di partire tornando indietro contromano per posizionarsi in griglia dopo averla riaccesa.
2. Primo contatto al limite del regolamento con Espargaro.
3. Secondo contatto al limite con Rossi.
“motorsport is dangerous” ma non è un’arena romana
Con i se e con i ma… Se avesse rispettato il regolamento, partendo quindi dalla pit lane, si sarebbe risparmiato un drive through e avrebbe potuto cominciare la sua rimonta circa 5 giri prima e con meno foga e più sicurezza. Se poi non avesse commesso quei due sorpassi al limite dove neanche un filo sarebbe potuto passare, si sarebbe preso dei bei punti e avrebbe completato una rimonta (quasi) storica. Insomma, è chiaro a tutti che Marc la scorsa domenica non c’era con la testa, per un motivo o per l’altro.
E allora qual è il problema? Il problema è una direzione gara che ha viziato un po’ tutti. Non parlo di un pilota solo, ma domenica si sono visti tutti i piloti far quello che volevano, senza rispettare minimamente gli ordini della direzione. Insomma, una direzione inesistente che non ha la minima capacità di gestire situazioni che possono sembrare semplici: anarchia totale.
I piloti aggressivi e senza testa sulle spalle sono sempre esistiti. E tutti noi ci siamo divertiti a vedere le sportellate, ma voi avevate mai visto una cosa come domenica scorsa? C’erano i tempi in cui le cose si risolvevano nel paddock tra piloti, ma non c’era Internet e tutto rimaneva più riservato. Oggi sono i tempi in cui la direzione gara dovrebbe avere il pugno duro e far capire che le regole ci sono per essere rispettate e che, soprattutto, “motorsport is dangerous” ma non è un’arena romana.
Ma allora, cos’è diventata oggi la MotoGP? Per ora poco è cambiato, ma le premesse ci sono tutte perché si arrivi ad un punto di non ritorno.
Una sola cosa mi viene in mente, da blogger, su questo argomento: beati voi giornalisti, vi mancava tutto questo ossigeno dal 2015, vero? Che poi si sa, se al posto di Rossi lì ci fosse stato un altro pilota qualsiasi, oggi non sarei qui a scrivere questo e voi non sareste qui a leggerlo. Ma forse è meglio così, per tutti quanti. E sono anche sicuro che le prossime gare vedranno un incremento di spettatori… perché l’importante è parlarne.
Per quanto riguarda noi e la sezione Motorsport di Stintup, ci vediamo al prossimo reportage rallystico ora che la stagione è cominciata ufficialmente… gasss!
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