Di questi tempi, giustamente, tutti i media internazionali sono impegnati a raccontare una delle pandemie più importanti di sempre nella storia moderna (e non solo), ma oltre alle Borse e alla finanza tradizionale, c’è anche il crollo dei Bitcoin durante il periodo di coronavirus.
Se molti pensavano che lo scopo delle criptovalute fosse esente dai movimenti internazionali classici della finanza, dopo il crollo dei Bitcoin di questo periodo durante la pandemia di coronavirus molte persone si dovranno ricredere.
In un periodo storico come questo, molti sostenitori delle criptovalute non si sarebbero mai aspettati un crollo del genere.
Parliamo infatti di un crollo quasi paragonabile al capitombolo fatto a fine 2017 e 2018, quando il Bitcoin era passato da un valore di quasi 20.000 dollari ad uno di circa 3.000 in un anno solo.
Il tutto dopo una crescita vertiginosa avvenuta a fine 2017, crescita e crollo che peraltro erano finite nelle homepage di tutti i grandi quotidiani internazionali, con tanto di servizi dedicati in apertura durante i telegiornali.
Bitcoin peggio dei mercati finanziari
Se ora nessuno ne parla è ovviamente per “colpa” di notizie più importanti, anche se effettivamente il tracollo delle Borse di giovedì scorso ha fatto decisamente notizia, mentre quello delle criptovalute è passato sostanzialmente inosservato.
Eppure il crollo è molto importante, visto che era arrivato a perdere da metà febbraio, ossia da epidemia annunciata a livello ormai globale dalla Cina, oltre il 60% del suo valore in neanche un mese.
Attualmente siamo nell’ordine di un -50% da metà febbraio (dal giorno 13 precisamente), una caduta decisamente importante per un “asset” che dovrebbe essere in realtà a prova di eventi, anche di questa portata, ma che alla fine si è dimostrato vulnerabile anch’esso alla psicologia umana.
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