C’è il settore pubblico, c’è il settore privato e poi c’è il “Terzo Settore”. Si tratta di una vera e propria innovazione nell’ecosistema dei servizi; si tratta di una realtà molto complessa che abbraccia non solo il volontariato “tout court” ma anche un po’ tutte quelle associazioni ed onlus che si occupano di assistenza psicologica, sanitaria ed anche economica.
La grande rivoluzione del Terzo Settore in Italia appare in tutte le sue dimensioni andandosi a leggere le cifre che vengono snocciolate all’interno del IX censimento delle industrie del Terzo Settore in Italia, censimento che fotografa l’evoluzione della realtà italiana dal 2001 al 2010.
10 anni in cui il Terzo Settore ha cambiato pelle incrociando la sua evoluzione naturale con una crisi economica senza precedenti che ha lasciato per strada diverse famiglie e che ha anche ristretto notevolmente la capacità di azione dello Stato Sociale, ovvero la buona parte di assistenza pubblica finanziata dal Governo Centrale.
E man mano che le istituzioni si ritiravano lasciando il vuoto dietro di se, in una prateria di servizi di assistenza che tuttavia rimanevano indispensabili, aumentavano di pari passo le dimensioni del Terzo Settore che oggi arriva a contare su circa 4.7 milioni di volontari, circa 276 mila collaboratori esterni e quasi 700 mila dipendenti.
Una vera e propria industria che riesce da un lato a dare servizi gratuiti alle fasce di popolazione più deboli, dall’altro sta diventando (come si vede dalle cifre) anche un volano di crescita occupazionale; si stima infatti che ormai il no-profit rappresenti circa il 6.4% dell’economia nazionale garantendo il 3.4% di tutta la forza lavoro italiana.
Ma come si mantiene il Terzo Settore? Da questo punto di vista ogni associazione ed ogni onlus fa storia a se. Ci sono alcune realtà che si alimentano semplicemente dei fondi raccolti tra i soci, altre (le più fortunate) che sopravvivono grazie ai finanziamenti pubblici, altre che si affidano alle donazioni che arrivano dal 5×1000 (circa 400 milioni ogni anno).
Altre associazioni infine utilizzano sistemi di finanziamento misti; ad esempio la Lega del Filo d’oro, l’associazione marchigiana punto di riferimento internazionale per la cura e l’assistenza dei sordociechi e di individui con gravi menomazioni nazionali, sopravvive per un terzo grazie ai rimborsi che le arrivano dal Sistema Sanitario Nazionale e per due terzi da attività di autofinanziamento come il 5×1000 o la vendita di bomboniere e regali come quelli acquistabili al sito momenti.legadelfilodoro.it.
Va infine notato che sul tema del Terzo Settore si è recentemente espresso anche il Governo Renzi con un progetto di legge presentato nelle scorse settimane che mira ad allineare la regolamentazione italiana a quella europea ed a dare nuova linfa a questa realtà emergente anche attraverso sistemi innovativi come il Servizio Civile Nazionale Universale, aperto a circa 100 mila giovani che per 8 mesi presteranno il proprio servizio presso progetti locali, nazionali ed internazionali.
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