Il vicepresidente della Lombardia Fabrizio Sala sottolinea come ci siano ancora troppe persone in movimento nella regione per poter definirsi sicuri riguardo la diffusione del coronavirus: è possibile saperlo grazie al monitoraggio tramite smartphone e reti cellulari.
[su_quote cite=”Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione Lombardia”]Con l’aiuto delle compagnie telefoniche, abbiamo potuto fare il monitoraggio, verificare gli spostamenti dei lombardi, in questi giorni di emergenza coronavirus. In base ai movimenti tracciati attraverso il monitoraggio delle celle telefoniche risulta, in base alle prime stime che, dal 20 febbraio a oggi, il calo dei movimenti è stato del 60%. Ci sono ancora troppe persone che si spostano, corrispondenti al 40% del totale: il consiglio è e resta di rimanere a casa.[/su_quote]
In Lombardia dal 20 febbraio al 16 marzo scorso gli spostamenti dei cittadini lombardi si sono ridotti del 60%. Un dato che non è sufficiente ad assicurare la mancata diffusione del virus.
Questi movimenti riguardano persone che si sono spostate per più di 500 metri, per più di un chilometro, visto che hanno cambiato cella telefonica almeno una volta.
Coronavirus e tracciamento reti e smartphone: le tappe
- Il metodo Corea
- Intervento del garante della privacy
- Il monitoraggio in Italia
- Monitoraggio tramite social
- Otto operatori collaborano con l’Europa
Il metodo Corea: monitorare le reti e gli smartphone per ridurre la diffusione del coronavirus
E’ di ieri inoltre la dichiarazione del presidente della Commissione Trasporti e Tlc della Camera, Alessandro Morelli, che punta all’utilizzo del “metodo Corea” per tracciare i movimenti delle persone tramite l’utilizzo delle reti cellulari e degli smartphone.
[su_quote cite=”Alessandro Morelli, presidente della Commissione Trasporti e Tlc della Camera”]Big data contro il Coronavirus, subito tavolo con le Telco per perseguire le best practice Corea. L’Italia ha operatori solidi che si sono già messi a disposizione, università e start-up in grado di lavorare per contribuire a contenere i contagi attraverso lo studio dei dati. La battaglia, infatti, non è solo sanitaria, perché la gestione dei big data può contribuire a vincere la sfida come dimostra l’esperienza coreana. Siccome non stiamo parlando di una oppressiva dittatura comunista, ma di un Paese democratico, ritengo fondamentale seguirne l’esempio anche sotto il profilo della privacy del cittadino, ricordando che, vista la situazione, la stragrande maggioranza degli italiani aderirebbe ad una campagna di screening digitale anche volontariamente. In momenti come questi ogni via deve essere tentata e quella digitale è un’autostrada a disposizione che oggi non è ancora stata percorsa. Per questo siamo pronti a lanciare un tavolo con le grandi aziende del digitale che operano in Italia per contribuire alla lotta contro il virus mentre al governo tocca il compito di ‘importare’ e contestualizzare l’esperienza coreana.[/su_quote]
La Corea del Sud è infatti uno dei Paesi al mondo che ha saputo affrontare meglio questa emergenza, grazie anche alla sua posizione avanzata nel settore tecnologico.
L’app Corona 100m, che permette di localizzare aree di maggiore contagio, ha avuto un boom di download nel Paese. Grazie a quest’app è possibile sapere le aree di contagio e se si è passati attraverso una di esse.
Il garante della privacy interviene
Antonello Soro, Garante della Privacy, ha ammesso di non essere stato avvisato dalla Regione Lombardia sui metodi di tracciamento e monitoraggio dei cellulari.
Tuttavia ha dichiarato che quelli raccolti sono dati aggregati e anonimi.
La Regione Lombardia ha confermato il tutto, sottolineando anche che gli operatori che hanno collaborato sono TIM e Vodafone.
I numeri di telefono sono stati monitorati durante il trasferimento da una cella all’altra, tuttavia non è possibile risalire al proprietario del numero.
La tecnica era già stata impiegata in passato per monitorare i flussi intorno e all’interno della fiera Expo 2015.
Coronavirus, monitoraggio smartphone in Italia
Non solo Lombardia ma in tutta Italia il Governo sta studiando, tramite la nomina di un gruppo di esperti, l’impiego di soluzioni di innovazione tecnologica per contrastare la diffusione del virus.
Nel gruppo di esperti ci saranno economisti ed esperti del tracciamento dei dati. Dati che saranno forniti dalla Protezione Civile, Università e altri, sempre in forma aggregata e anonima.
Per ora non sono previsti monitoraggi di singoli cittadini positivi al coronavirus tramite tecniche informatiche, come invece accaduto in Corea del Sud.
Per arrivare a questo ci vogliono regole chiare e sicure, perché in gioco ci sarebbe la privacy di milioni di cittadini.
Secondo il Garante della Privacy sarebbe inoltre senza senso monitorare attivamente tutti i cittadini, bensì avrebbe più senso ricorrere alla geolocalizzazione per ricostruire la catena dei contagi.
Anche i social permettono di sapere gli spostamenti dei cittadini
Non solo reti cellulari, ma anche i social nel 2020 costituiscono un’ottima fonte di dati per sapere gli spostamenti dei singoli cittadini.
Cittadini che infatti condividono ormai tutto e di più dal loro smartphone sui social e anche questi dati possono tornare utili in tempi di coronavirus.
Un esempio reale è quello avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 marzo, quando diverse persone si sono spostate dal Nord al Sud Italia.
L’Università di Pavia ha chiesto e ottenuto i dati di questi spostamenti direttamente da Facebook.
Occhio però a non esagerare, come ribadisce lo stesso Garante della Privacy:
[su_quote]Se, infatti, può essere opportuno che il patrimonio informativo di cui dispongano i big tech sia messo a disposizione per fini di utilità collettiva, dall’altro questo non deve risolversi in un’occasione di ulteriore incremento di dati da parte loro. In ogni caso, gli utenti devono essere adeguatamente informati di tale ulteriore flusso di dati, che deve essere comunque indirizzato solo ed esclusivamente all’autorità pubblica, a fini di prevenzione epidemiologica.[/su_quote]
Otto operatori collaborano con l’Europa
Ora che la pandemia interessa l’intera Europa, diversi operatori telefonici si sono interessati alla cosa e collaboreranno con l’Unione Europea.
Lo faranno condividendo i dati in forma anonima e aggregata, aiutando così nelle operazioni di coordinamento dei vari Stati per tracciare e monitorare la diffusione del virus.
Gli operatori sono:
- Vodafone
- Telecom Italia (TIM)
- Deutsche Telekom
- Orange
- Telefonica
- Telenor
- Telia
- A1 Telekom Austria
L’ok è arrivato anche dal Garante Europeo per la protezione dei dati (GEPD). Il progetto non vìola le regole sulla tutela dei dati personali a patto che “la Commissione dovrebbe definire chiaramente l’insieme dei dati che vuole ottenere ed essere trasparente nei confronti del pubblico per evitare incomprensioni”.
Per chi si preoccupa che questo tracciamento continui anche dopo l’emergenza risponde Wojciech Wiewiorowski, a capo del GEPD, che afferma che si tratta di una soluzione straordinaria e giustificata dagli interessi in gioco (la tutela della salute pubblica).
Fonte: Lombardia Notizie Online – Corcom – Garante Privacy – Reuters
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