La Cina avrebbe tenuto nascosto il rischio di pandemia per 6 giorni chiave

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Secondo Associated Press (AP, link in fonte) la Cina avrebbe tenuto nascosto il rischio di pandemia per 6 giorni, che sarebbero stati importantissimi per prevenirne la diffusione.

Sono passati sei giorni da quando alcuni alti funzionari cinesi avevano stabilito in gran segreto la possibilità di una pandemia da un nuovo coronavirus.

Sei giorni durante i quali la città di Wuhan aveva ospitato un banchetto di massa con decine di migliaia di persone e alcuni di loro si erano spostate per i festeggiamenti del capodanno lunare.

Solo il settimo giorno, il 20 gennaio 2020, il presidente Xi Jinping ha avvisato la comunità cinese riguardo i rischi della pandemia da nuovo coronavirus.

Un lasso di tempo troppo importante, tanto che secondo AP ciò avrebbe permesso un contagio di oltre 3.000 persone durante la settimana di silenzio.

Sei giorni che avrebbero potuto cambiare il corso del tempo, sei giorni che invece, secondo quanto riferito da AP, sono stata la miccia per la diffusione generale del virus, che ha portato, fino ad ora, ad oltre 2 milioni di contagi nel mondo e 140.000 morti.

[su_quote cite=”Zuo-Feng Zhang, un epidemiologo presso l’Università della California, a Los Angeles”]E’ terribile. Se avessero preso provvedimenti sei giorni prima, ci sarebbero stati molti meno pazienti e le strutture mediche sarebbero state sufficienti. Avremmo potuto evitare il collasso del sistema medico di Wuhan.[/su_quote]

Perché la Cina ha atteso 6 giorni, tenendo nascosto il tutto?

Un lasso di tempo pari ad una settimana è davvero importante in questi casi, visto che il resto della popolazione può portare avanti la diffusione del virus senza rendersene conto.

Tuttavia secondo alcuni esperti il governo cinese avrebbe agito in questo modo per evitare di creare il panico.

Inoltre durante quei sei giorni il governo si sarebbe già attivato per decidere, privatamente, come entrare in azione.

Un ritardo che insospettisce

Associated Press è venuta in possesso di alcuni documenti che non fanno altro che aumentare il sospetto su quanto fatto e deciso dai leader cinesi.

Il Centro Nazionale per il controllo delle malattie non ha registrato alcun caso di coronavirus nelle precedenti due settimane (rispetto ai famosi 6 giorni).

Eppure dal 5 al 17 gennaio in centinaia si presentavano negli ospedali a Wuhan e anche nel resto del Paese, con sintomi riconducibili a quelli del Covid-19.

AP sottolinea che non è chiaro se ciò sia dovuto ad errori dei funzionari locali o nazionali.

Tuttavia, ciò che sembra essere chiaro è che la Cina ha cercato sin da subito di coprire le “cattive notizie” e a controllare l’informazione attraverso i media.

Ne è un esempio la punizione data a 8 dottori per aver avvisato del pericolo imminente di pandemia in televisione il giorno 2 gennaio 2020.

Di come sia complicato poter fare informazione nel Paese abbiamo avuto modo di vederlo anche nel documentario del portale europeo Arte.tv, dove viene mostrata la difficoltà incontrata da blogger e influencer locali.

La punizione data agli 8 dottori fu inoltre intimidatoria nei confronti degli altri medici di Wuhan.

[su_quote cite=”Dali Yang, professore di politica cinese all’Università di Chicago”]I dottori a Wuhan avevano paura. Si trattava davvero di intimidazione per un’intera categoria di professionisti.[/su_quote]

Il 13 gennaio in Thailandia

Il 13 gennaio è una data importante, perché c’è stato il primo caso di coronavirus al di fuori della Cina: in Thailandia.

Venne lanciato un piano nazionale per cercare di tracciare il virus. Fu ordinato a medici e infermieri di misurare la temperatura corporea a tutti i pazienti.

Non solo, perché i funzionari dello Hubei ricevettero istruzioni su controlli della temperatura da eseguire anche nei centri nevralgici, ossia stazioni e aeroporti, oltre che evitare assembramenti importanti.

Il tutto senza avvertire la popolazione.

Il governo cinese ha negato più volte di aver soppresso le informazioni nei primi giorni, affermando anche di aver denunciato immediatamente il pericolo dell’epidemia all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

[su_quote cite=”Zhao Lijian, portavoce del ministero degli esteri”]Coloro che accusano la Cina di mancanza di trasparenza e apertura sono scorretti.[/su_quote]

La chiamata del 14 gennaio

I documenti di cui è in possesso Associated Press proverebbero che il capo della Commissione Sanitaria Nazionale cinese, Ma Xiaowei, avrebbe tenuto una teleconferenza con funzionari sanitari provinciali il giorno 14 gennaio.

Teleconferenza nella quale sarebbero state date istruzioni riguardanti il coronavirus direttamente dal presidente cinese Xi Jinping, dal premier Li Keqiang e dal vicepremier Sun Chunlan.

Non è chiaro però quali fossero queste istruzioni. Anche se in una nota si legge quanto detto da Ma Xiaowei:

[su_quote cite=”Ma Xiaowei, capo della Commissione Sanitaria Nazionale cinese”]La situazione dell’epidemia è ancora grave e complessa, è la sfida più grave dalla SARS del 2003 e c’è la possibilità che si trasformi in una situazione più importante che riguardi la saluta pubblica.[/su_quote]

La Commissione ha chiarito che la teleconferenza è stata tenuta in seguito al caso di coronavirus rilevato in Thailandia e sul pericolo della diffusione in seguito ai viaggi per i festeggiamenti del capodanno lunare.

Inoltre, ha sottolineato che la Cina ha pubblicato le informazioni riguardanti il contagio in “maniera aperta, trasparente, responsabile e tempestivamente”, secondo le “importanti istruzioni” rilasciate ripetutamente dal presidente Xi.

La Cina ha nascosto la diffusione del virus?

Il documento ricevuto da AP proviene da una fonte medica, anonima per ovvi motivi (riguardanti la paura di eventuali sanzioni). AP ha confermato il contenuto dei documenti grazie ad altre due fonti.

Alcuni dettagli della teleconferenza sono di dominio pubblico sul sito del governo cinese (link in basso).

Nessuno ha attualmente prove sul fatto che la Cina abbia volutamente o meno nascosto la diffusione del virus, AP ha tuttavia deciso di investigare sull’argomento, notando come siano passati 6 giorni dalla teleconferenza all’avvertimento dei cittadini riguardo il problema.

Alcuni media cinesi inoltre hanno riportato la notizia in cui alcuni medici e infermieri di Wuhan avrebbero sottolineato che c’erano segni evidenti che il virus circolasse da uomo a uomo già da fine dicembre.

Il documento citato da AP potrebbe supportare la teoria di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, secondo il quale la Cina non avrebbe fatto abbastanza nell’avvertire il mondo intero in tempo per prepararsi.

Va sottolineato però che i governi degli altri Paesi, una volta saputo del problema, hanno impiegato settimane o addirittura mesi prima di decidere eventuali misure, come il blocco dei collegamenti aerei con la regione cinese.

Anche considerando come data di annuncio ufficiale da parte del governo cinese quella del 20 gennaio 2020, il resto del mondo avrebbe avuto quasi due mesi di tempo. Ricordiamo che l’Italia, uno dei primi Paesi ad attivare il lockdown, ha deciso di attivarlo a livello nazionale solo il 9 marzo 2020. Peggio ancora hanno fatto gli altri Paesi europei e mondiali, con UK in testa. L’OMS ha dichiarato lo stato di pandemia il giorno 11 marzo 2020.

Fonte: APGov.cn

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