Brexit: crolla Piazza Affari (-12,5%), tiene Londra (-3,15%)

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I sondaggi davano per certa la vittoria del “Remain” fino a ieri sera, invece questa mattina l’Europa si è svegliata con una grande sorpresa: il 51,9% ha votato per l’uscita dall’Unione Europea (Brexit) contro il 48,1% che ha votato per restare all’interno dell’Unione. Un risultato storico, seppur la differenza fra chi era d’accordo o no è stata sottile.

Come prima conseguenza di questo voto Cameron (era favorevole al “Remain”) ha deciso che darà le dimissioni in ottobre in occasione del Congresso del partito.

Ovviamente la reazione dei mercati non si è fatta attendere, anche se è stata più forte di quello che molti si auspicavano questa notte, specie per quanto riguarda il cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna). Il nostro indice (FTSE MIB) ha visto una serie incredibile di vendite, specie per quanto riguarda i titoli bancari. Sono infatti proprio questi ultimi a trascinare nel baratro l’indice di Piazza Affari, che chiude questo “venerdì nero” chiudendo a 15’723,81 punti e perdendo oltre 2’200 punti (il 12,5%).

Come detto in precedenza, cadono anche gli altri indici dei cosiddetti Pigs, ossia i Paesi con economia debole all’interno dell’UE. La Spagna perde il 12,4%, mentre Atene segna addirittura un -15,7%.

Il FTSE 100 invece (Londra) ha retto abbastanza bene il colpo, perdendo “solo” il 3,15%. Non va così bene però alla moneta del Regno Unito. La sterlina è infatti precipitata a 1,32 dollari dagli 1,50 toccati ieri sera alle 23 dopo il risultato dei primi sondaggi. Un crollo simile è senza precedenti, basti pensare che in questo momento la sterlina vale tanto quanto valeva nel 1985.

Le banche centrali dei vari Paesi sono ovviamente in massima allerta. La BOE (Bank Of England) ha dichiarato attraverso il suo presidente Mark Carney, di essere “pronta a iniettare 250 miliardi di sterline di liquidità per garantire il regolare funzionamento del mercato, alle prese con fortissime pressioni al ribasso”.

Grande lavoro anche per la banca svizzera che è dovuta intervenire per fermare la corsa del franco svizzero. La moneta svizzera era infatti divenuta valuta di rifugio subito dopo l’esito del referendum, facendo alzare oltre “la soglia di controllo” il suo valore.

Anche la BCE e la FED sono pronte ad intervenire. In particolare la banca centrale statunitense si dice «pronta a fornire, se necessario, liquidità in dollari attraverso le sue linee di swap esistenti con le banche centrali per affrontare le tensioni sui mercati finanziari a livello mondiale, che potrebbero avere implicazioni negative per l’economia degli Stati Uniti».

In ultima da segnalare il possibile declassamento del Regno Unito da parte dell’agenzia di rating Standard & Poor’s. Queste le loro dichiarazioni: «A breve alcuni rating potrebbero essere colpiti incluso quello sovrano e delle controllate». Continua inoltre sostenendo che la Brexit «deprime gli investimenti, diminuisce la domanda di sterlina, pone il settore finanziario in una condizione di svantaggio competitivo rispetto agli altri centri finanziari». L’esito del referendum potrebbe andare a toccare «la performance economica, il rifinanziamento sui mercati e il bilancio pubblico».

Fonte: IlSole24Ore

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