Boschi distrutti e paesaggi cambiati nelle Dolomiti | Resoconto Vaia ottobre 2018

45148333 2466827709999189 7984063630230421504 o 1

Non ne parla nessuno, come sempre quando avviene qualcosa in Veneto o Triveneto come in questo caso. “A Roma bastano due fiocchi di neve per finire sui telegiornali in prima serata e far chiudere le scuole”, dicono, così come della regione Veneto sembra non fregare niente a nessuno. Nemmeno se ci sono interi boschi distrutti con abeti abbattuti come nel domino (e parliamo delle Dolomiti, Patrimonio dell’umanità), come avvenuto con la tempesta Vaia.

Solo i triveneti, ad oggi, sanno quel che è successo precisamente nella loro regione lo scorso fine settimana. Tre giorni di “passione”, che tutti ricorderanno per sempre con il nome dato a questa tempesta, Vaia, che hanno portato a proclamare l’allerta rossa per tutto il territorio e alla chiusura di scuole, Università e addirittura alcuni uffici.

Non è la prima volta che ve ne parliamo… ahimè: Quella terra dimenticata chiamata Veneto.

Aggiornamento: dopo qualche giorno di silenzio totale da parte dei media nazionali, fortunatamente si è cominciato a dare spazio a questo avvenimento, che, ahimé, sembra essere arrivato prima nei media internazionali!

Tempesta Vaia: 28, 29 e 30 ottobre 2018

Quel che è accaduto con Vaia rimarrà per sempre nella storia, ed è per questo che ho voluto scrivere questo articolo, oltre che per cercare di far arrivare questa notizia anche a coloro che, se fosse per i media nazionali, non la riceverebbero mai.

Una notizia buona c’è. Non sono esondati i fiumi, i lavori fatti dal 2010 ad oggi con i bacini di laminazione e lo svuotamento dei laghi a monte prima della piena prevista per lo scorso fine settimana sono serviti, ma niente si è potuto fare contro il volere della natura.

Purtroppo in compenso ce ne sono molte negative, ed arrivano quasi tutte dalle nostre montagne, quelle che sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità nel 2009. Stiamo parlando di interi boschi distrutti, con scenari che sembrano provenire dalla Grande Guerra.

Un quinto del ‘bosco dei violini’ (Stradivari) non esiste più.

N.B. Se sei una persona esperta in meteorologia che vuole aggiungere qualcosa o correggere quel che ho scritto di seguito ci puoi scrivere qui oppure nei commenti sotto l’articolo. Grazie!

N.B.2. Se hai foto, video, qualsiasi testimonianza di Vaia e vorresti che apparisse qui di seguito, ci puoi scrivere qui oppure nei commenti sotto l’articolo. Grazie!

N.B.3. Abbiamo cercato di inserire il più precisamente possibile gli autori delle singole foto. Purtroppo in queste ore le foto sono state scaricate e ricaricate a loro volta da diverse persone in rete, quindi se trovate foto vostre qui sotto avvisateci e inseriremo prontamente il vostro nome.

Vaia: Cos’è successo nel dettaglio

In breve: nella serata del 29 ottobre sulle nostre Alpi (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia) passava Vaia, tempesta con venti molto intensi paragonabili in alcuni casi a quelli raggiunti durante un uragano, con un minimo bassissimo. Parliamo di ben 980 hPa.

La “pressione normale” è pari a 1013,25 hPa.

In quel momento c’erano ben 20 hPa di differenza di pressione fra le Alpi del settore occidentale con quelle di quello orientale. Questo, come sostiene Luca Lombroso de ilmeteo.net, “ha reso molto forte il vento di scirocco sull’Adriatico”.

“Le raffiche hanno superato forza 12 – uragano della scala Beaufort” – continua Luca – mentre la causa della caduta degli abeti sarebbe da accreditarsi agli “downslope wind”, ossia venti discendenti dai pendii.

I venti al Passo Rolle (a 1970 mslm), Primiero, hanno toccato i 217,3 km/h alle ore 20 del 29 ottobre, con una media di 185 km/h dalle 19 alle 22, come riportato dal quotidiano AltoAdige.

Non sono da meno gli altri valori rilevati nei monti: Monte Verena (2.000 m, 161 km/h) e Monte Cesen (1.530 m, 192 km/h).

Le cartine che trovate di seguito sono una testimonianza storica, insieme alle foto e ai video, di questo evento che speriamo non si ripeta mai più.

Quando i venti in quota hanno distrutto interi boschi delle Dolomiti e nelle montagne di Veneto, Friuli e Trentino Alto Adige, la situazione a 850hPa (in media si trova a circa 1500 metro di altezza) era questa:

Vaia
Il momento critico “fotografato” dalle carte meteorologiche.
Vaia
I venti (scirocco) impressionanti nell’alto Adriatico.

La quantità di pioggia caduta dal 28 al 31 ottobre 2018. Una quantità d’acqua pazzesca che, come potete vedere dall’immagine sotto, ha raggiunto il fondoscala nelle montagne del Friuli Venezia Giulia.

Vaia
Quantitativi impressionanti di pioggia.
Vaia
Fulmini caduti sull’Italia il 29 e 30 ottobre. Oltre 320 mila solo sull’Italia. Screenshot di Francesco Bellamy Moro dal gruppo Meteo Triveneto.
Vaia
Poche ore prima…

Nel frattempo a Venezia si preparavano ad una delle alte maree più importanti di sempre. Quasi 160cm il 29 ottobre. Ma il dato più incredibile è la marea minima della stessa giornata: ben 119cm!

Vaia
Alta Marea Venezia del 29 ottobre. Fonte Comune di Venezia

L’evento, se così possiamo definirlo, è stato, secondo alcuni, “peggiore del 1966“, anno in cui ci fu la tristemente famosa alluvione. Lo ha divulgato su Facebook anche Luca Zaia, governatore del Veneto, mostrando i dati dei quantitativi di pioggia a confronto.

La “fortuna”, questa volta, è stata quella di non avere neve sulle montagne, visto che venivamo da un periodo molto secco e insolitamente caldo. Grazie a questo fatto, il terreno ha potuto ricevere molta più acqua e non si è aggiunta alcuna neve sciolta, come invece avvenne nelle precedenti alluvioni del ’66 e del 2010.

Intanto la notizia fa il giro del mondo:

Cronaca dal Triveneto dopo il passaggio di Vaia

C’è chi accosta le immagini di oggi, dopo il passaggio di Vaia, dell’Altopiano di Asiago a quelle della Grande Guerra, come Marco Mondini, professore associato di Storia militare all’Università di Padova, che avverte come ai tempi la ricostruzione fu molto difficile anche se lo scenario era chiaramente peggiore.

Il Corriere del Veneto scrive che dopo la Grande Guerra “in vivai furono cresciuti abeti rossi, i più resistenti, quindi piantumati sulle pendici. «La natura non è mai stata incontaminata qui in Veneto, l’ambiente è stato modellato tutto nei secoli di cura e gestione […].”

I paesi delle montagne venete, trentine e friulane sono da ormai vari giorni senza elettricità, telefono, riscaldamento, cellulare e in alcuni casi manca anche l’acqua potabile.

La situazione è gravissima e solo dopo tre giorni si è riusciti ad avere le prime informazioni e in alcuni casi i soccorsi non sono ancora arrivati.

I primi soccorritori parlano di odore di resina che invade valli intere, resina di quegli abeti che sono stati abbattuti da un vento ad oltre 190 km/h.

Tra 25 e 30 mila ettari abbattuti in Veneto. 1 milione e mezzo di metri quadrati in Trentino.

“Stimiamo siano interessati tra 25 e 30 mila ettari” spiega Luca Soppelsa, direttore della Protezione civile del Veneto, al Corriere del Veneto.

La piana di Marcesina non c’è più – è il commento del sindaco di Enego, Ivo Boscardin, sconvolto, a Il Giornale di Vicenza – Stiamo parlando di oltre mille ettari di boschi andati completamente distrutti. I danni all’ecosistema sono incalcolabili. Nemmeno la guerra aveva ridotto Marcesina così”.

“Scene da bomba atomica – racconta l’assessore al patrimonio di Asiago, Diego Rigoni, sempre a Il Giornale di Vicenza – Sono stati vanificati cent’anni di ricostruzione boschiva e pianificazione forestale“.

Solo nel vicino Trentino Alto Adige si parla di un milione e mezzo di metri quadrati di alberi abbattuti.

Oltre un secolo per rivedere tutto com’era

Oltre 100 anni solo per rivedere il paesaggio com’era fino a pochi giorni fa.

Più di 3 anni solo per spostare gli abeti abbattuti e ripulire il terreno.

300 milioni di Euro il budget stimato per la pulizia e rimozione dei tronchi.

Potremo continuare ad oltranza, i numeri sono impressionanti e più i giorni passano più le notizie che arrivano non fanno che peggiorare le stime dei danni.

La situazione è talmente preoccupante che ha portato il governatore del Veneto Luca Zaia a chiedere la sospensione di imposte, bollette e scadenze per tutti i paesi colpiti.

Bisogna fare in fretta, perché l’inverno è alle porte e c’è la paura che interi paesini rimangano isolati senza acqua né elettricità, obbligando così centinaia di persone ad abbandonare le loro case, lasciando disabitate intere valli dolomitiche.

Ed è questa la preoccupazione maggiore degli enti locali, che queste valli diventino appunto desolate e lasciate a sé stesse se non si procede a risolvere la situazione il prima possibile.

Fa impressione, e più eco, la situazione nella Val Visdende. I suoi abeti rossi sono infatti famosi perché vengono utilizzati per costruire i violini più famosi al mondo: gli Stradivari. Un quinto di essi non esistono più.

Ci sono poi due pericoli in agguato:

  • in inverno le valanghe saranno un vero e proprio problema senza quegli alberi che le contenevano;
  • in estate l’incubo saranno i coleotteri che si cibano proprio di legno e potrebbero attaccare così anche quelli sani.

L’unica soluzione è quella di rimuovere gli abeti più in fretta possibile, anche se non sarà semplice piazzarli e ci vorranno, come detto, oltre tre anni di tempo solo per rimuoverli.

Vaia: La situazione in foto e video

Val Visdende

Boschi distrutti Vaia
Boschi distrutti nella Val Visdende (Comelico)

Larzonei, frazione di Livinallongo

Altopiano di Asiago

Boschi distrutti Vaia
Boschi distrutti nella piana di Marcesina, altopiano di Asiago. Foto di Scuola Sci Larici Val Formica
Boschi distrutti Vaia
Boschi distrutti nella piana di Marcesina, altopiano di Asiago. Foto di Marco Cherubin
Boschi distrutti Vaia
Boschi distrutti nella piana di Marcesina, altopiano di Asiago. Foto di Marco Cherubin
Boschi distrutti Vaia
Boschi distrutti nella piana di Marcesina, altopiano di Asiago. Foto di Marco Cherubin

Impressionanti le immagini dall’alto della piana di Marcesina. “La piana di Marcesina non c’è più” ha commentato il sindaco di Enego, Ivo Boscardin.

Marcesina rasa al suolo….. senza parole

Pubblicato da Fabio Ruaro su Mercoledì 31 ottobre 2018

Interi boschi delle nostre Alpi sono stati letteralmente spazzati via dalla tempesta. Guardate il disastro sull’Altopiano d’Asiago in questo video girato dall’elicottero della Protezione Civile.

Pubblicato da Luca Zaia su Giovedì 1 novembre 2018

Rocca Pietore

45055702 1920814298221837 1914587693459701760 n
Sottoguda… i serrai come li conoscevamo non esistono più. Sparita la strada e di conseguenza tutto ciò che era stato messo lì dall’uomo. Era una della attrazioni turistiche principali nell’area della Marmolada, specialmente negli ultimi anni.
45560769 1036118803256701 8536508621926694912 o
Sottoguda | Foto di Diego Riva
45137763 2063745313647706 4747210468752359424 n
45174518 2063745036981067 6501134400720207872 n
45068933 2063744820314422 3648004737137115136 n
Vaia
Vaia
Vaia

Passo Vezzena

Cadore

Vaia
Strada che da Auronzo di Cadore va a Misurina
Vaia
Auronzo
Vaia
Predazzo – Val di Fiemme

Sfioro diga di Valle di Cadore .Da questo video si vede la forza e potenza dell acqua

Pubblicato da Luigi Del Favero su Domenica 28 ottobre 2018

Comelico

Vaia
Diga Comelico

Lillaz

Lillaz…

Pubblicato da Luisa Vitale su Martedì 30 ottobre 2018

Alta Valcellina

Vaia
Foto di Daniele Gaspardo
Vaia
Foto di Daniele Gaspardo

Valle Agordina

Boschi distrutti Vaia
Boschi distrutti nell’agordino
Veneto Vaia
Cencenighe Agordino
Vaia
Foto di Diego Riva
45625114 1036117036590211 2340655686242795520 o
Foto di Diego Riva
Vaia
Foto di Diego Riva
45544321 1036117146590200 1512068426539991040 o
Foto di Diego Riva
45464898 1036117289923519 4682069468573073408 o
Foto di Diego Riva
45430392 1036117526590162 5629082853665931264 o
Foto di Diego Riva
45480426 1036118046590110 2140241456965615616 o
Foto di Diego Riva
45544764 1036118073256774 8139770836253933568 o
Foto di Diego Riva
45382351 1036118149923433 1376781303222894592 o
Foto di Diego Riva
image 1
Foto di Diego Riva

Valle del Primiero

45033193 1938145566274723 8687909062379044864 n

Val di Fiemme

Boschi distrutti
Boschi distrutti nella Val di Fiemme. Foto di Anton Sessa
Boschi distrutti
Boschi distrutti nella Val di Fiemme. Foto di Anton Sessa
Boschi distrutti
Boschi distrutti nella Val di Fiemme. Foto di Anton Sessa
Boschi distrutti
Boschi distrutti nella Val di Fiemme. Foto di Anton Sessa
Boschi distrutti
Boschi distrutti nella Val di Fiemme. Foto di Anton Sessa
45179580 2466828439999116 8213919405055148032 o 1
Foto di Anton Sessa
Boschi distrutti
Boschi distrutti nella Val di Fiemme. 
Boschi distrutti
Boschi distrutti nella Val di Fiemme. 
45099841 365818660828607 5189569435697938432 n
45045117 365818757495264 6496868192525221888 n
45000682 2103850429637915 2994619870726848512 n
45064127 2103850476304577 5918519956714029056 n

Lago di Carezza

Boschi distrutti
Boschi distrutti intorno al Lago di Carezza. Una delle immagini simbolo, purtroppo, di questa ondata di maltempo.
Boschi distrutti
Foto di Freiwillige Feuerwehren

Altopiano di Pinè

Boschi distrutti
Boschi distrutti sull’altopiano di Pinè, altra foto divenuta tristemente famosa.

Rifugio Emilio Comici

45199215 10215718296768419 9154663834407927808 n
Un’immagine che spezza il cuore a tutti gli appassionati delle camminate in montagne. Il rif. Emilio Comici è uno dei rifugi più famosi delle Dolomiti, situato a 2.153 m s.l.m. ai piedi della parete principale del Sassolungo e vicino al Piz Sella, sopra l’abitato di Plan de Gralba, frazione di Selva di Val Gardena.

Dimaro

45027834 1221917224622248 2853251919827173376 n
Campeggio di Dimaro

Nevegal

45072314 2291112864456268 7948388613962596352 o
A Col Toront il traliccio delle tv private, alto 40 metri, è stato abbattuto dal vento.

Feltre

Boschi distrutti
Villaga di Feltre, altra foto divenuta particolarmente famosa sul web durante gli scorsi giorni. Il feltrino è stato infatti pesantemente colpito da questa ondata di maltempo, causando disagi importanti anche nella città. Foto di Fabio Degan
45217028 10214991305029256 6703955924807057408 o 2
Viale Gaggia, fronte ospedale cittadino di Feltre (BL) – Foto di Riccardo Sartor
Schermata 2018 11 03 alle 02 49 38
Via Culiada

Fiume Piave

Veneto
Ponte di Piave, la piena del Piave
Veneto
San Donà di Piave, la piena del Piave
Veneto
Fagarè, il Piave nelle golene
Veneto
Il Piave prima e dopo la piena. Foto storica. Foto di Centro Meteo Italiano

Adige

E’ stata utilizzata, nel corso di questa alluvione, anche la galleria Adige-Garda, che viene usata rarissime volte. Lo scolmatore, largo 7 metri di diametro, ha la possibilità di muovere fino a 500 m³/s dall’Adige verso il lago di Garda senza alcun bisogno di azioni meccaniche in quanto viene sfruttato il dislivello naturale. Per innalzare di 1 cm il livello del lago di Garda, la galleria deve scaricarvi circa 3 700 000 metri cubi d’acqua.

Questa notte hanno aperto la galleria Adige-Garda così da far defluire parte della portata del fiume Adige nel lago. video inviatoci da Stefano Toblini

Pubblicato da Garda-outdoors su Lunedì 29 ottobre 2018

Venezia

Anche a Venezia Vaia si è fatta sentire. Nella città l’alta marea ha quasi raggiunto l’altezza di 160cm!

Veneto

Fonti: Meteociel – ilmeteo.net – Corriere del VenetoFacebook Luca ZaiaFacebook Meteo Triveneto

Pubblicato in

,

Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.