Non ne parla nessuno, come sempre quando avviene qualcosa in Veneto o Triveneto come in questo caso. “A Roma bastano due fiocchi di neve per finire sui telegiornali in prima serata e far chiudere le scuole”, dicono, così come della regione Veneto sembra non fregare niente a nessuno. Nemmeno se ci sono interi boschi distrutti con abeti abbattuti come nel domino (e parliamo delle Dolomiti, Patrimonio dell’umanità), come avvenuto con la tempesta Vaia.
Solo i triveneti, ad oggi, sanno quel che è successo precisamente nella loro regione lo scorso fine settimana. Tre giorni di “passione”, che tutti ricorderanno per sempre con il nome dato a questa tempesta, Vaia, che hanno portato a proclamare l’allerta rossa per tutto il territorio e alla chiusura di scuole, Università e addirittura alcuni uffici.
Non è la prima volta che ve ne parliamo… ahimè: Quella terra dimenticata chiamata Veneto.
Aggiornamento: dopo qualche giorno di silenzio totale da parte dei media nazionali, fortunatamente si è cominciato a dare spazio a questo avvenimento, che, ahimé, sembra essere arrivato prima nei media internazionali!
Tempesta Vaia: 28, 29 e 30 ottobre 2018
Quel che è accaduto con Vaia rimarrà per sempre nella storia, ed è per questo che ho voluto scrivere questo articolo, oltre che per cercare di far arrivare questa notizia anche a coloro che, se fosse per i media nazionali, non la riceverebbero mai.
Una notizia buona c’è. Non sono esondati i fiumi, i lavori fatti dal 2010 ad oggi con i bacini di laminazione e lo svuotamento dei laghi a monte prima della piena prevista per lo scorso fine settimana sono serviti, ma niente si è potuto fare contro il volere della natura.
Purtroppo in compenso ce ne sono molte negative, ed arrivano quasi tutte dalle nostre montagne, quelle che sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità nel 2009. Stiamo parlando di interi boschi distrutti, con scenari che sembrano provenire dalla Grande Guerra.
Un quinto del ‘bosco dei violini’ (Stradivari) non esiste più.
N.B. Se sei una persona esperta in meteorologia che vuole aggiungere qualcosa o correggere quel che ho scritto di seguito ci puoi scrivere qui oppure nei commenti sotto l’articolo. Grazie!
N.B.2. Se hai foto, video, qualsiasi testimonianza di Vaia e vorresti che apparisse qui di seguito, ci puoi scrivere qui oppure nei commenti sotto l’articolo. Grazie!
N.B.3. Abbiamo cercato di inserire il più precisamente possibile gli autori delle singole foto. Purtroppo in queste ore le foto sono state scaricate e ricaricate a loro volta da diverse persone in rete, quindi se trovate foto vostre qui sotto avvisateci e inseriremo prontamente il vostro nome.
Vaia: Cos’è successo nel dettaglio
In breve: nella serata del 29 ottobre sulle nostre Alpi (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia) passava Vaia, tempesta con venti molto intensi paragonabili in alcuni casi a quelli raggiunti durante un uragano, con un minimo bassissimo. Parliamo di ben 980 hPa.
La “pressione normale” è pari a 1013,25 hPa.
In quel momento c’erano ben 20 hPa di differenza di pressione fra le Alpi del settore occidentale con quelle di quello orientale. Questo, come sostiene Luca Lombroso de ilmeteo.net, “ha reso molto forte il vento di scirocco sull’Adriatico”.
“Le raffiche hanno superato forza 12 – uragano della scala Beaufort” – continua Luca – mentre la causa della caduta degli abeti sarebbe da accreditarsi agli “downslope wind”, ossia venti discendenti dai pendii.
I venti al Passo Rolle (a 1970 mslm), Primiero, hanno toccato i 217,3 km/h alle ore 20 del 29 ottobre, con una media di 185 km/h dalle 19 alle 22, come riportato dal quotidiano AltoAdige.
Non sono da meno gli altri valori rilevati nei monti: Monte Verena (2.000 m, 161 km/h) e Monte Cesen (1.530 m, 192 km/h).
Le cartine che trovate di seguito sono una testimonianza storica, insieme alle foto e ai video, di questo evento che speriamo non si ripeta mai più.
Quando i venti in quota hanno distrutto interi boschi delle Dolomiti e nelle montagne di Veneto, Friuli e Trentino Alto Adige, la situazione a 850hPa (in media si trova a circa 1500 metro di altezza) era questa:
La quantità di pioggia caduta dal 28 al 31 ottobre 2018. Una quantità d’acqua pazzesca che, come potete vedere dall’immagine sotto, ha raggiunto il fondoscala nelle montagne del Friuli Venezia Giulia.
Nel frattempo a Venezia si preparavano ad una delle alte maree più importanti di sempre. Quasi 160cm il 29 ottobre. Ma il dato più incredibile è la marea minima della stessa giornata: ben 119cm!
L’evento, se così possiamo definirlo, è stato, secondo alcuni, “peggiore del 1966“, anno in cui ci fu la tristemente famosa alluvione. Lo ha divulgato su Facebook anche Luca Zaia, governatore del Veneto, mostrando i dati dei quantitativi di pioggia a confronto.
La “fortuna”, questa volta, è stata quella di non avere neve sulle montagne, visto che venivamo da un periodo molto secco e insolitamente caldo. Grazie a questo fatto, il terreno ha potuto ricevere molta più acqua e non si è aggiunta alcuna neve sciolta, come invece avvenne nelle precedenti alluvioni del ’66 e del 2010.
Intanto la notizia fa il giro del mondo:
Cronaca dal Triveneto dopo il passaggio di Vaia
C’è chi accosta le immagini di oggi, dopo il passaggio di Vaia, dell’Altopiano di Asiago a quelle della Grande Guerra, come Marco Mondini, professore associato di Storia militare all’Università di Padova, che avverte come ai tempi la ricostruzione fu molto difficile anche se lo scenario era chiaramente peggiore.
Il Corriere del Veneto scrive che dopo la Grande Guerra “in vivai furono cresciuti abeti rossi, i più resistenti, quindi piantumati sulle pendici. «La natura non è mai stata incontaminata qui in Veneto, l’ambiente è stato modellato tutto nei secoli di cura e gestione […].”
I paesi delle montagne venete, trentine e friulane sono da ormai vari giorni senza elettricità, telefono, riscaldamento, cellulare e in alcuni casi manca anche l’acqua potabile.
La situazione è gravissima e solo dopo tre giorni si è riusciti ad avere le prime informazioni e in alcuni casi i soccorsi non sono ancora arrivati.
I primi soccorritori parlano di odore di resina che invade valli intere, resina di quegli abeti che sono stati abbattuti da un vento ad oltre 190 km/h.
Tra 25 e 30 mila ettari abbattuti in Veneto. 1 milione e mezzo di metri quadrati in Trentino.
“Stimiamo siano interessati tra 25 e 30 mila ettari” spiega Luca Soppelsa, direttore della Protezione civile del Veneto, al Corriere del Veneto.
“La piana di Marcesina non c’è più – è il commento del sindaco di Enego, Ivo Boscardin, sconvolto, a Il Giornale di Vicenza – Stiamo parlando di oltre mille ettari di boschi andati completamente distrutti. I danni all’ecosistema sono incalcolabili. Nemmeno la guerra aveva ridotto Marcesina così”.
“Scene da bomba atomica – racconta l’assessore al patrimonio di Asiago, Diego Rigoni, sempre a Il Giornale di Vicenza – Sono stati vanificati cent’anni di ricostruzione boschiva e pianificazione forestale“.
Solo nel vicino Trentino Alto Adige si parla di un milione e mezzo di metri quadrati di alberi abbattuti.
Oltre un secolo per rivedere tutto com’era
Oltre 100 anni solo per rivedere il paesaggio com’era fino a pochi giorni fa.
Più di 3 anni solo per spostare gli abeti abbattuti e ripulire il terreno.
300 milioni di Euro il budget stimato per la pulizia e rimozione dei tronchi.
Potremo continuare ad oltranza, i numeri sono impressionanti e più i giorni passano più le notizie che arrivano non fanno che peggiorare le stime dei danni.
La situazione è talmente preoccupante che ha portato il governatore del Veneto Luca Zaia a chiedere la sospensione di imposte, bollette e scadenze per tutti i paesi colpiti.
Bisogna fare in fretta, perché l’inverno è alle porte e c’è la paura che interi paesini rimangano isolati senza acqua né elettricità, obbligando così centinaia di persone ad abbandonare le loro case, lasciando disabitate intere valli dolomitiche.
Ed è questa la preoccupazione maggiore degli enti locali, che queste valli diventino appunto desolate e lasciate a sé stesse se non si procede a risolvere la situazione il prima possibile.
Fa impressione, e più eco, la situazione nella Val Visdende. I suoi abeti rossi sono infatti famosi perché vengono utilizzati per costruire i violini più famosi al mondo: gli Stradivari. Un quinto di essi non esistono più.
Ci sono poi due pericoli in agguato:
- in inverno le valanghe saranno un vero e proprio problema senza quegli alberi che le contenevano;
- in estate l’incubo saranno i coleotteri che si cibano proprio di legno e potrebbero attaccare così anche quelli sani.
L’unica soluzione è quella di rimuovere gli abeti più in fretta possibile, anche se non sarà semplice piazzarli e ci vorranno, come detto, oltre tre anni di tempo solo per rimuoverli.
Vaia: La situazione in foto e video
Val Visdende
Larzonei, frazione di Livinallongo
Altopiano di Asiago
Impressionanti le immagini dall’alto della piana di Marcesina. “La piana di Marcesina non c’è più” ha commentato il sindaco di Enego, Ivo Boscardin.
Marcesina rasa al suolo….. senza parole
Pubblicato da Fabio Ruaro su Mercoledì 31 ottobre 2018
Interi boschi delle nostre Alpi sono stati letteralmente spazzati via dalla tempesta. Guardate il disastro sull’Altopiano d’Asiago in questo video girato dall’elicottero della Protezione Civile.
Pubblicato da Luca Zaia su Giovedì 1 novembre 2018
Rocca Pietore
Passo Vezzena
Cadore
Sfioro diga di Valle di Cadore .Da questo video si vede la forza e potenza dell acqua
Pubblicato da Luigi Del Favero su Domenica 28 ottobre 2018
Comelico
Lillaz
Lillaz…
Pubblicato da Luisa Vitale su Martedì 30 ottobre 2018
Alta Valcellina
Valle Agordina
Valle del Primiero
Val di Fiemme
Lago di Carezza
Altopiano di Pinè
Rifugio Emilio Comici
Dimaro
Nevegal
Feltre
Fiume Piave
Adige
E’ stata utilizzata, nel corso di questa alluvione, anche la galleria Adige-Garda, che viene usata rarissime volte. Lo scolmatore, largo 7 metri di diametro, ha la possibilità di muovere fino a 500 m³/s dall’Adige verso il lago di Garda senza alcun bisogno di azioni meccaniche in quanto viene sfruttato il dislivello naturale. Per innalzare di 1 cm il livello del lago di Garda, la galleria deve scaricarvi circa 3 700 000 metri cubi d’acqua.
Questa notte hanno aperto la galleria Adige-Garda così da far defluire parte della portata del fiume Adige nel lago. video inviatoci da Stefano Toblini
Pubblicato da Garda-outdoors su Lunedì 29 ottobre 2018
Venezia
Anche a Venezia Vaia si è fatta sentire. Nella città l’alta marea ha quasi raggiunto l’altezza di 160cm!
Fonti: Meteociel – ilmeteo.net – Corriere del Veneto – Facebook Luca Zaia – Facebook Meteo Triveneto
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