Primi risultati clinici per i vaccini per cancro personalizzati.

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I primi vaccini geneticamente mirati verso specifiche mutazioni delle cellule cancerogene dei pazienti  hanno mostrato la loro efficienza in alcuni piccoli test clinici.

Dei gruppi di ricerca che stanno conducendo diversi studi negli Stati Uniti e in Germania hanno pubblicato risultati promettenti, generando un discreto ottimismo (ovviamente con la dovuta cautela) sulla possibilità che questo approccio segni una svolta nel trattamento del cancro.

Come i vaccini utilizzati contro disturbi infettivi, il trattamento lavora usano componenti del disturbo del soggetto – in questo caso cellule cancerogene – per stimolare una risposta immunitaria. La specifica composizione di ogni vaccino è personalizzata geneticamente per ogni paziente e per le mutazioni uniche delle cellule cancerogene dell’individuo. Ugur Sahin, ricercatore capo di uno degli studi, ha rilasciato pubblicamente diverse informazioni sul loro lavoro:

“Ogni essere umano è unico, e così lo è il suo cancro. I trattamenti convenzionali non si curano di questo aspetto, optando invece nel considerare il minimo comune denominatore. Nello sviluppo del nostro trattamento una delle maggiori difficoltà è quella di selezionare le giuste molecole per quel specifico cancro in grado di ottenere una risposta contro il tumore se utilizzate in un vaccino. Altra sfida è quella di portarle all’interno del tessuto linfatico, dove ha vita il sistema immunitario. Riuscire a padroneggiare alla perfezione questi due ambiti spingerà in avanti il campo della vaccinazione personalizzata”.

Ma come avviene la personalizzazione dei vaccini all’interno dello studio? L’intera componente genetica di ogni individuo viene sequenziata e comparata con il genoma delle cellule sane per determinare le mutazioni specifiche delle cellule cancerogene. Tra queste vengono selezionate dieci mutazioni per ogni paziente con la più alta probabilità di attivare le cellule immunitarie per eliminare le cellule tumorali. Dunque, un vaccino composto da RNA sintetico codificato includendoci queste dieci mutazioni viene inienttato nei linfonodi del paziente. A questo punto i linfociti T vengono programmati dallo stesso sistema immunitario per trovare nel corpo le cellule contenenti queste mutazioni. La formazione di Linfociti T contro le mutazioni del cancro avviene anche naturalmente, ma il processo è inefficiente. Con il vaccino si è in grado di indurre una risposta immunitaria in tutti i pazienti, e contro diverse mutazioni per ogni pazienti.

Lo studio ha coivolto 13 pazienti, tutti quanti soggetti a ricomparse periodiche del loro cancro, e 8 di questi si trovavano al momento dell’inizio dello studio in un periodo caratterizzato dall’assenza di cancro. Tutti sono rimasti senza tumori per l’intero periodo successivo (due anni), tra cui spicca una risposta completa su un soggetto che aveva già sviluppato delle metastasi.

Il Test è stato effettuato su pazienti affetti da Melanoma, un cancro che ha in media un grande numero di mutazioni. Ottenere una risposta su questi pazienti significa aver aperto la possibilità di una risposta pressoché totale su tumori con un numero di mutazioni inferiori. Prossimo obiettivo di questo studio è quello di allargare il numero di ricercatori e focalizzarsi su un periodo più lungo di mantenimento della condizione di assenza di ricadute nei pazienti.

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