Andamento dei decessi 2020: +560% a Bergamo rispetto alla media 15-19

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L’Istat ha pubblicato un report riguardante l’andamento dei decessi in Italia nei primi mesi dell’anno 2020 rispetto alla media 2015-2019.

I dati provengono dall’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e riguardano l’87% dei comuni italiani (6.866).

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I dati inviati all’Istat riguardano i decessi per qualunque causa (e non solo per Coronavirus).

L’Istat ha deciso di affiancarli “all’andamento medio osservato per lo stesso periodo negli anni 2015-2019” per avere una comparazione rispetto agli ultimi 5 anni.

Il report e l’identikit dei deceduti per Covid-19 dell’Iss lo trovate aggiornato in questo nostro articolo dedicato.

Andamento dei decessi 2020: l’evidenza dell’aumento a causa del Covid-19

Il primo caso autoctono di coronavirus è stato confermato dall’Istituto Superiore di Sanità il 21 febbraio 2020 all’Ospedale Sacco di Milano.

L’epidemia in Italia è partita dal Nord Italia, con la Lombardia in pole position che ad oggi pesa con oltre il 50% dei decessi a livello nazionale.

Nella nota di marzo l’Istat sottolineava che:

Nei primi due mesi dell’anno (gennaio e febbraio) c’era stata un’inversione di tendenza dell’andamento della mortalità giornaliera.

Un fenomeno, secondo l’Istat, “attribuibile al ridotto impatto nei primi due mesi dell’anno dei fattori di rischio stagionali (condizioni climatiche ed epidemie influenzali)”.

L’aumento dei decesso è dunque visibile solo se si considera il periodo che parte dalla fine di febbraio e dalla prima settimana di marzo, e solo nei comuni del Nord.

Se si considera invece l’intero periodo dal primo gennaio, “in diversi comuni non si ravvisa un aumento, ma piuttosto una diminuzione del numero dei morti, rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019″.

Non solo. Il presidente dell’Istat, Blangiardo, ha dichiarato che “I dati sui certificati di morte per malattie respiratorie mostrano che nel marzo 2019 sono state 15.189 e l’anno prima erano state 16.220. Incidentalmente si rileva che sono più del corrispondente numero di decessi per Covid (12.352) dichiarati nel marzo 2020“.

Sempre Blangiardo ha spiegato che l’Istat sta lavorando con il ministero della Salute “per costruire indagini sul campo che ci aiutino a vedere la parte sommersa dell’iceberg Covid” e che “Cercheremo di capire anche il cosiddetto effetto gregge”.

Nella nota di maggio l’Istat sottolinea che:

La diffusione geografica dell’epidemia di Covid-19 si presenta eterogenea: è stata molto contenuta nelle Regioni del Sud e nelle Isole, mediamente più elevata in quelle del Centro rispetto al Mezzogiorno e molto elevata nelle regioni del Nord.

Nonostante il calo dei contagi dovuto alle misure di “distanziamento sociale” intraprese dai primi giorni di marzo, le curve nazionali dei casi diagnosticati e dei decessi hanno iniziato a decrescere solo negli ultimi giorni di marzo.

Considerando il mese di marzo, si osserva a livello medio nazionale una crescita del 49,4% dei decessi per il complesso delle cause.

L’analisi combinata dei dati di mortalità giornaliera Istat con i dati della Sorveglianza integrata dell’Iss ha evidenziato che la mortalità “diretta” attribuibile a Covid-19 in individui con diagnosi confermata, nel primo trimestre 2020 è stata di circa 13.700 decessi.

Inoltre, sempre nella nota dell’Istat di maggio 2020 leggiamo che:

Confrontando i decessi, totali e Covid-19, del 2020 con i decessi per causa del mese di marzo 20174 si nota che, fin dall’inizio di marzo, nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia, il numero di morti di Covid-19 con diagnosi confermata è superiore a quello registrato nel 2017 per altre malattie come il diabete, le demenze e la malattia di Alzheimer.

A metà dello stesso mese il numero di morti Covid-19 supera i decessi causati dall’insieme delle malattie respiratorie e dei tumori.

In poco più di venti giorni i decessi quotidiani riportati alla Sorveglianza integrata Covid-19 arrivano a sorpassare il numero giornaliero di morti per tutte le cause del mese di marzo 2017.

Aree ad alta diffusione

Il 91% dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia: 3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino.

Nell’insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo.

Considerando il periodo che va dal 20 febbraio al 31 marzo 2020, poco più della metà di questo aumento (52%) è costituita dai morti riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 (12.156).

Aree a media diffusione

In queste aree l’incremento dei decessi per il complesso delle cause nel periodo 20 febbraio-31 marzo è molto più contenuto, da 17.317 a 19.743 (2.426 in più rispetto alla media 2015-2019).

Il 47% è attribuibile ai morti risultati positivi al Covid-19 (1.151).

Aree a bassa diffusione

Nelle aree a bassa diffusione (per lo più del Centro e del Mezzogiorno) i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell’1,8% alla media del quinquennio precedente.

La situazione al Nord Italia: oltre il +560% a Bergamo, +290% a Brescia

La situazione più spaventosa è sicuramente quella riscontrata in Lombardia, in particolare nella provincia di Bergamo. Nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo 2015-2019, segna un +568%.

Seguono Cremona, con +391%, Lodi +371%, Brescia +291%, Piacenza +264%, Parma +208%, Lecco +174%, Pavia +133% e Mantova +122%.

Incrementi importanti anche nella provincia di Pesaro e Urbino: +120%.

L’Istat inoltre conferma il rapporto dell’Iss nel quale si identifica “il maggiore incremento dei decessi degli uomini tra i 70-79 anni di età“.

Fonte: Istat (marzomaggio)

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