Chi è Alphabet, la nuova holding “di Google”

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Nasce Alphabet, nuova holding che racchiude tutti i rami e le attività di Google

Google ha spiazzato un po’ tutti quanti nella giornata di ieri, quando sono uscite le prime notizie sulla creazione di una nuova holding che avrebbe in un certo senso sostituito l’attuale Google come società al vertice del gruppo. In realtà Google rimarrà al vertice per quanto riguarda i servizi ad essa connessi, come Android e YouTube. Saranno invece racchiuse sotto Alphabet non solo la stessa Google ma anche tutti gli altri rami che con Google (ossia il motore di ricerca che tutti noi conosciamo) non centravano poi così molto.

Il nome “Alphabet” non è stato scelto a caso. Larry Page (ex CEO di Google) ha commentato così la questione sul nome della nuova holding: “Ci è piaciuto Alphabet perchè è una collezione di lettere che rappresenta il linguaggio, una delle più importanti innovazioni dell’umanità. Ma ci piace anche perché significa Alpha-bet [ossia una scommessa (bet) su Alpha (un rendimento dell’investimento superiore a indicatori di riferimento)]. È qualcosa per cui ci battiamo”.

La struttura di Alphabet

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L’immagine qui sopra dice praticamente tutto. Va detto che è un’infografica realizzata da CNNMoney e non è ufficiale ma è stata creata basandosi sui rumors di queste ore a secondo dell’autore.

Come ben vedete Google stessa racchiuderà tutte le sezioni a lei più vicine, come Android, YouTube e ovviamente Search (il motore di ricerca, motivo per cui è nata la stessa azienda). Anche la sezione Ads (relativa agli annunci online, e quindi AdWords) sarà sotto Google.

Tutti gli altri reparti (dedicati alla ricerca e sviluppo) saranno invece “indipendenti” dall’ex Google che conosciamo e che quindi verrà sostituita da Alphabet (a partire dal 2016). Dai progetti più avanzati di Google X, alle connessioni ultraveloci di Fiber fino a passare per la recente acquisizione Nest (domotica) e Calico (un importante e ambizioso progetto in campo medico).

Da chi è guidata Alphabet?

Poco o nulla cambia su questo aspetto. L’ex CEO di Google, Larry Page, ora ricopre lo stesso ruolo (CEO, amministratore delegato) ma nella holding (Alphabet). Sergey Brin ricopre invece il ruolo di Presidente di Alphabet. Google passa invece sotto il “controllo” del CEO Sundar Pichai, a capo finora dei “soli” comparti Chrome e Android. Rimane presidente esecutivo Erich Schmidt (ma non più di Google, bensì di Alphabet).

Cambia poco in borsa, dato che Alphabet prenderà sì il posto di Google ma continuerà ad essere quotata con le due classi di azioni (A e B): GOOGL e GOOG.

Alphabet è stata equiparata da vari commentatori alla Berkshire Hathaway, la corazzata finanziaria al comando di un impero industriale e nei servizi guidata da Warren Buffett; quest’ultima ha tra l’altro effettuato il suo acquisto più importante questa settimana, allargando il proprio controllo su ulteriori campi. Insomma sembra che anche Google, ops intendevo Alphabetic, voglia diventare una sorta di impero, ma nel campo high-tech.

[quote align=’right’]Come Sergey ed io scrivemmo nella lettera di fondazione 11 anni fa, Google non è una compagnia convenzionale. Noi non abbiamo l’intenzione di farla diventare tale. – Larry Page, Alphabet CEO[/quote]

Nel frattempo ieri, dopo la chiusura dei mercati, il titolo è salito in borsa (in after-market) di oltre il 6%. Anche nella seduta odierna il titolo non ha perso ciò che aveva guadagnato after-market (attualmente un’azione vale oltre 657 dollari). Secondo alcuni broker americani (forse sin troppo ottimisti) l’azienda vale attualmente 745 dollari per azione.

Una conferma che questa riorganizzazione da parte dell’ex Google sta piacendo a molti, analisti e non. Sicuramente in questo modo sarà più chiara la direzione delle singole aziende e di tutto il gruppo in generale.

Intanto Alphabet non ha un vero e proprio dominio, visto che alphabet.com è già registrato ed è di proprietà di un’altra azienda che non ha nulla a che vedere con Google. Il sito della holding è però già online, in pieno stile Google: abc.xyz.

Fonti: unodue

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