EXPO 2015 è una cosa bella

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Va bene, diciamocelo, Expo 2015 ha rotto i cosiddetti a buona parte della popolazione italiana che segue i telegiornali, ascolta la radio e legge i quotidiani. In effetti lo si vede dappertutto. All’inizio la pubblicità (seppur negativa) è arrivata involontariamente da qualche partito e giornale dell’opposizione: “visitatori” sotto le stime, padiglioni chiusi e non ancora terminati, costi esorbitanti e un po’ di classica “malapolitica italiana” che si mischia sempre bene con le parole “tangenti” e “mafia”. Questo è un resoconto di ciò che si leggeva ancor prima che il sito dell’esposizione aprisse.

[su_pullquote]Il “sistema Italia”: prima o poi “ce la si fa”[/su_pullquote]

No, non ne ho idea se queste voci fossero vere o false, questo sarà compito della magistratura stabilirlo, sono pagati apposta. Io in questo articolo mi limiterò a descrivere cos’ho visto in una giornata passata ad Expo.

Partenza alle 7.18 dalla stazione dei treni a Padova, arrivo verso le 9.30 a quella di Milano (centrale). Mezz’oretta (circa) di metro per arrivare a Rho (buoni i collegamenti e la nuova stazione di Rho Fiera) e mettersi in coda al centro accrediti. Neanche il tempo di arrivare e mettersi in fila che ci viene annunciato un problema riguardante il sistema informatico: non funziona, quindi il tutto va a rilento (sperando che riparta). Passa la prima mezz’ora, poi la seconda e finalmente entriamo (a rate). Nel frattempo qualche “gentile” giornalista cominciava a prendersela con persone a caso, come se la colpa fosse di quei poveretti che non devono far altro se non gestire l’attesa e la fila. “Scrivete un articolo su questo, siete giornalisti” dice il ragazzo che ci tiene “bloccati” all’entrata, oltre a scusarsi (per cosa poi, non si sa). Fatto sta che una volta dentro, quando il computer ha ripreso a funzionare, il tutto si è svolto velocemente. Almeno per me. Qualcun altro ha invece inveito contro un povero dipendente che gestiva l’accredito giornalisti. Com’è andata a finire non so dirvelo, fortunatamente sono uscito prima; so solo che le ultime parole sentite erano “carabinieri e denuncia” e se la questione era per un pass mi sembrava alquanto ridicolo.

A parte le classiche follie derivate probabilmente da una giornata stressante (alle 10 del mattino, di già?) o dal solo pensiero di affrontare code disumane, direi che non è stato così allucinante. Dopotutto in un’oretta circa ho ritirato il pass e ci siamo diretti verso l’ingresso dell’esposizione universale. Sarà che erano quasi le 11 del mattino ma in coda all’entrata non c’era nessuno. In 5 minuti eravamo già diretti verso il primo padiglione.

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Vista dal padiglione USA al tramonto

[su_pullquote align=”right”]Record, code e prezzi folli? “Bisogna saper scegliere”[/su_pullquote]

Questione code ai padiglioni. Vero, ci sono e sono belle lunghe da far sbiancare anche un’orso polare. Però bisogna capire anche quante persone ci sono dentro il sito e il fatto (verificato) che la maggior parte vuole visitare sempre e solo quei pochi padiglioni: Emirati Arabi Uniti, Giappone, Cina e Austria. Questi sono quelli più gettonati da quel che ho potuto vedere. Oltre ovviamente a Palazzo Italia, per il quale la coda non è di certo inferiore. Appurato che a parte questi padiglioni negli altri il tempo di attesa massimo era comunque inferiore all’ora (almeno quando ci sono andato io, ossia il 30 ottobre), è chiaro che volendo in una giornata una decina di padiglioni erano visibili tranquillamente senza rovinarsi il fegato. C’è poi un confronto doveroso con il precedente Expo (Shanghai 2010) dove i tempi di attesa superavano tranquillamente le 6 ore per padiglione. A Shanghai i visitatori furono più del triplo rispetto a quelli di Milano (oltre 70 milioni contro i circa 20 milioni dell’Expo “made in Italy”), cosa assolutamente normale considerando il numero di cittadini cinesi; ma la ressa colpì comunque gli organizzatori che si trovarono impreparati. A Milano, nonostante in alcuni giorni il sito è stato letteralmente preso d’assalto, non si è dovuto intervenire come nel 2010 in Cina spostando o annullando gli eventi.

25 milioni di visitatori le stime iniziali, poi abbassate a 20. 21 milioni il risultato finale, senza contare ovviamente gli accessi dei dipendenti (10’000 ogni giorno). Va poi considerato che durante le prime settimane i tornelli sottostimavano (o meglio non contavano proprio) gli accessi (anche se credo cambi di poco le stime). Insomma non è stato un record ma considerando che l’Italia ha una popolazione che non è minimamente confrontabile con quella della Cina non è stato nemmeno un flop. Diciamo che sono state rispettate le attese iniziali.

[su_pullquote]“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”[/su_pullquote]

Poi c’è il tema riguardante il cibo e la sostenibilità, centrato più o meno da tutti i paesi espositori. Se devo essere sincero però, mentre esternamente sono rimasto affascinato dalle forme di molti padiglioni, solo pochi mi hanno colpito per quanto “offerto” al loro interno. Se è vero che Emirati Arabi Uniti, Giappone e lo stesso Palazzo Italia erano particolari e ricchi di effetti speciali, alcuni dei quali visti per la prima volta, devo dire che in fin dei conti “lasciavano poco”. Per quanto mi riguarda ho preferito nettamente i padiglioni di quei paesi che hanno optato ad un approccio più “classico”. Per esempio il Qatar introduceva il tutto con un tavolo ricco di cibo tradizionale. Ma non era semplicemente esposto lì; c’era infatti una ragazza del posto che spiegava le tradizioni del Paese e di come si sta evolvendo verso un’apertura al mondo occidentale e ad un parziale abbandono delle tradizioni più classiche, senza però dimenticarle. Anche altri Paesi introducevano il proprio spazio espositivo con una guida, ma più che le tradizioni del Paese venivano spiegate le tecniche di preparazione dell’architettura del padiglione stesso. Non che fosse meno interessante, però a mio avviso avrebbero dovuto incentrarsi maggiormente su ciò che offre il Paese, le sue tradizioni e alcuni consigli su cosa un turista troverà visitandolo; magari unendo tutto ciò alla cultura del cibo, come appunto fatto dal Qatar.

Fatemi fare un ultimo appunto per quanto riguarda i prezzi. Ho visto e sentito ogni cosa possibile in questi ultimi mesi, dagli scontrini da record condivisi sui social alle lamentele dei prezzi applicati da alcuni ristoranti interni ai padiglioni. Vero, se vi siete fermati al primo “ristorante” che vi è capitato sott’occhio è molto probabile che avrete pagato anche 11€ per un toast. E’ giusto? No, assolutamente. Però anche se andate in giro per il centro di Milano o qualsiasi altra città e non vi soffermate sui prezzi è chiaro che la fregatura è dietro l’angolo. Con una semplice ricerca in rete era possibile trovare decine di guide stilate da vari blogger e giornalisti con i consigli su dove andare a mangiare. Con 15 euro era fattibilissimo mangiare a pranzo e a cena, contando che l’acqua era gratuita ad ogni angolo, sia naturale che frizzante.

Alla fine questo Expo 2015 è davvero una “cosa bella”. No, non era satira come molti di voi si saranno aspettati leggendo il titolo*. Sia che foste interessati al tema che non, c’erano molte cose da imparare, specie se fare viaggi intercontinentali non è il vostro forte. Chi di voi ha avuto la possibilità di tornarci e visitare i vari padiglioni con calma capirà sicuramente ciò che intendo.

*Non so se avete presente chi è Marco Merrino, conosciuto su YouTube con il nickname “croix89”. Beh, questo titolo è ispirato a lui e al format dei suoi video “satirici”.

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